Il progetto di unità scolastica differenziata mette in crisi le scuole comunali. Il gruppo genitori ora scrive una raccomandata all'ispettrice. Sotto accusa la gestione della situazione
MURALTO – Cinque allievi con alcuni problemi comportamentali, provenienti un po’ da tutto il Locarnese. L'obiettivo, alle scuole elementari di Muralto, era quello di partire con una classe apposita, in cui fossero seguiti da specialisti. Per poi inserire, gradualmente, i ragazzini nelle classi "normali". L'esperimento finora sembra essere un flop. Almeno stando alla raccomandata inviata negli scorsi giorni dal gruppo genitori spontaneo locale all'ispettrice scolastica Gianna Miotto. Nella lettera si citano situazioni al limite della tolleranza. Episodi di aggressività, un bambino che si arrampica sul cornicione, fughe dalla classe.
Riunone straordinaria – L'iniziativa, di per sé nobile, è legata al progetto di unità scolastica differenziata, già in atto anche in altre località ticinesi. A Muralto, tuttavia, le buone intenzioni non basterebbero più. Di recente è stata convocata una riunione straordinaria tra alcuni genitori stizziti e i dirigenti scolastici. Alla riunione non ha presenziato l'ispettrice. Il motivo? L'incontro, dal momento che era stato indetto dal gruppo genitori, non avrebbe avuto valenza ufficiale.
Episodi gravi – Nel frattempo la situazione del progetto nell'istituto sembra essere precipitata. In particolare in merito al comportamento di un paio di ragazzini. La raccomandata, inviata in copia anche a Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport, allude a episodi specifici. «Qualche giorno fa – si legge –, uno di questi bambini è entrato in classe, aggredendo violentemente diversi allievi, senza che nessun insegnante riuscisse a fermarlo. Altri fatti gravi che vengono segnalati sono: un bambino che cammina su un cornicione mettendo in pericolo la propria vita, un alluce fratturato, un monopattino utilizzato come oggetto contundente».
Un progetto regionale – Davanti alle lamentele di alcuni genitori, il direttore Emilio Pozzi cerca di tranquillizzare i suoi interlocutori: «La situazione è sotto controllo. Su richiesta dell’ispettorato mettiamo a disposizione le aule e la stessa vita d’istituto per questo progetto rivolto ad allievi provenienti da tutto il circondario».
La fatica di rispettare le regole – E aggiunge: «È logico che ci siano delle difficoltà, e non le nascondo, ma vengono gestite e si interviene di volta in volta. Questi bambini, che fanno fatica a rispettare le regole, sono seguiti molto da vicino con l’obiettivo di riuscire nel giro di 1-2 anni a fare ritorno nella loro scuola d’origine. Stiamo valutando quali ulteriori misure prendere». «Ci vuole pazienza da parte di tutti», è invece il commento Elisa Devrel Gilardi, responsabile del progetto a livello cantonale.
Bambini sotto stress – Sotto accusa, da parte dei genitori, ci sarebbe in particolare la gestione del progetto, non tanto il progetto in sé. Le famiglie parlano apertamente di stress piuttosto generalizzato tra i loro figli a causa della tensione venutasi a creare. E chiedono un incontro a breve con l'ispettrice in modo da trovare una soluzione.