Sono circa 8.000 le curatele in Ticino, molte legate a problemi di coppia. «In tanti casi, l’intervento esterno potrebbe essere evitato», sostiene Orlando De Maria, responsabile di Stop Arp
BELLINZONA – Il dibattito sul futuro delle Autorità regionali di protezione (Arp) si fa sempre più infuocato in Ticino. C’è chi, a gran voce, chiede di cantonalizzare il servizio, al momento gestito da 16 sedi regionali, e di rivederne le direttive. Intanto, però, le curatele continuano a crescere. Oggi sono complessivamente circa 8.000. E le situazioni di presunti abusi da parte dei curatori si moltiplicano. Il caso della ragazzina “sequestrata” dall’Arp in classe, poco prima di Natale, è emblematico. Ma è giusto evidenziare anche l’altro lato della medaglia. «Sempre più genitori non riescono ad accordarsi su banalità – sottolinea Orlando De Maria, responsabile del movimento Stop Arp –. E quindi ricorrono all’Arp con troppa leggerezza».
Quali sono i temi su cui non ci si riesce ad accordare?
Principalmente i diritti di visita. Chi tiene il bambino per le vacanze? Chi lo può avere con sé e in quali giorni? Ci sono mamme e papà che proprio non ce la fanno a trovare compromessi civili. Senza contare le ripicche. Quelle per cui te la faccio pagare non facendoti vedere il figlio.
Qual è la conseguenza di questa attitudine?
Una volta che fai intervenire l’Arp, la palla passa nel campo dei curatori, che spesso in queste circostanze hanno anche la funzione di mediatori. Un curatore è un essere umano. Può essere flessibile, ma può anche essere fiscale.
E può anche commettere errori di valutazione…
È chiaro. Un genitore si deve rendere conto che forse è meglio cercare di risolversi i problemi civilmente in casa, piuttosto che affidarsi a un esterno. L’Arp dovrebbe rappresentare l’ultima spiaggia. Così non è. La nostra associazione riceve almeno un paio di segnalazioni nuove al giorno. E in molti casi le questioni sono legate alla vita di coppia.
Altre casistiche?
Diciamolo subito. In alcuni casi la figura del curatore è fondamentale. L’Arp non va dunque demonizzata a priori. Mi riferisco, ad esempio, alle situazioni in cui una persona non è in grado di gestire le proprie finanze. Ma anche in quel caso bisogna sapere che, dal momento che un curatore riceve l’incarico, sarà lui a decidere come gestire i tuoi soldi. Capita che ci si rivolga all’Arp per pigrizia, per poi non ritrovarsi più liberi di gestire i propri averi a piacimento.
Le Arp si occupano pure di anziani.
Anche a questo livello va fatta una riflessione. Troppe volte si deve ricorrere al curatore perché le parti in causa mancano di buonsenso. Pensate alla situazione in cui fratelli e sorelle non si parlano. La figlia vuole portare la mamma in casa anziani, il figlio no. Si delega tutto all’Arp. E poi è un curatore a decidere. Da quel momento decide lui. E, a causa del segreto professionale, i figli non sapranno più nulla in merito alle scelte prese per il genitore.