Parla il funzionario DSS a processo alle Criminali per presunti abusi sessuali su tre ragazze
LUGANO - «Non riconosco i fatti». È quanto ha ribadito il funzionario DSS di 59 anni da oggi a processo alle Criminali per coazione sessuale e violenza carnale, riconoscendo però di aver avuto una relazione sentimentale con una delle tre presunte vittime: «Un rapporto che è durato sei mesi» ha detto davanti alla Corte presieduta dal giudice Marco Villa, interrogato sui fatti risalenti a oltre una decina di anni fa.
Si tratta della ragazza che, conosciuta nell’ambito di attività giovanili, avrebbe in più occasioni costretto a subire atti e rapporti sessuali, come si legge nell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. A mente dell’accusa, l’imputato avrebbe fatto sentire importante la ragazza, diventando per lei un punto di riferimento. E raccontandole le sue sofferenze, l’avrebbe spinta a subire i rapporti.
Le molestie al cinema - Nel corso della mattinata odierna, la Corte si è in particolare soffermata sulla terza vittima, una ragazza che all’epoca era invece una stagiaire nell’amministrazione cantonale. Il funzionario, in aula difeso dall’avvocato Niccolò Giovanettina, avrebbe iniziato a palpeggiarle il sedere quando la trovava a fare delle fotocopie. Ma in particolare si è parlato di un episodio avvenuto in una sala cinematografica, dove l’imputato si sarebbe fatto accompagnare dalla ragazza. E durante la proiezione l’avrebbe toccata nelle parti intime.
La questione delle e-mail - E poi c’è anche un carteggio di e-mail tra l’imputato e la presunta vittima. Un carteggio in cui la giovane, all’incirca tre mesi dopo i fatti avvenuti al cinema, chiedeva consiglio al cinquantanovenne su questioni sentimentali. Una circostanza che lascia perplessa la Corte.
Il consumo di marijuana - L’imputato deve inoltre rispondere di contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti per il consumo di marijuana. «Un consumo, il mio, occasionale» ha spiegato, sottolineando che la sostanza gli era stata regalata, già confezionata in spinelli. Sono ventidue quelli che le autorità hanno trovato al suo domicilio. Dove c’era anche un ramo di canapa: «Avrà trent’anni, l’avevo trovato e l’avevo tenuto perché era bello. Per me non era mai stato stupefacente» ha spiegato.
«Attorno a me, il vuoto» - «A seguito dell’apertura del procedimento, attorno a me si è aperto un vuoto: ho perso i contatti professionali come pure le amicizie» ha detto l’imputato davanti alla Corte.