Ubicato a due chilometri dal portale sud di Ronco, offrirà le condizioni ideali per svolgere esperimenti di geotermia al politecnico di Zurigo. «Abbiamo bisogno di andare sul campo»
BEDRETTO - La Finestra di Bedretto, un tunnel lungo 5,2 km che porta da Ronco al centro della galleria di base del Furka, ospiterà a breve un laboratorio di ricerca dell’ETH di Zurigo. La galleria è stata messa gratuitamente a disposizione del Politecnico dalla Matterhorn-Gotthard-Bahn per i prossimi 10 anni, seguendo le indicazioni della “Strategia energetica 2050” della Confederazione (una parte del fabbisogno nazionale di energia elettrica dovrà essere ricavata dalla geotermia profonda).
Il laboratorio di ricerca è ubicato a due chilometri dal portale sud di Ronco e offre le condizioni ideali per svolgere esperimenti di geotermia nelle condizioni più reali possibili.
Storia - La costruzione del tunnel iniziò nel 1973, e durante i lavori di costruzione della galleria della Furka funse da via di trasporto e approvvigionamento. Attraverso la Finestra di Bedretto è stato così possibile trasportare più di 100’000 metri cubi di materiale di riporto proveniente dall’avanzamento della galleria della Furka e di calcestruzzo per la costruzione della galleria verso Realp.
Dopo l’apertura della galleria della Furka nel 1982, la Finestra di Bedretto non fu più utilizzata fino al 2016.
Ricerca - La superficie del tunnel che parte da Ronco non fu mai rivestita. Fatto per cui la galleria offre le condizioni ottimali per la ricerca. E già negli scorsi anni la Matterhorn-Gotthard-Bahn ha messo a disposizione del Politecnico federale di Zurigo la Finestra Bedretto per svolgere esperimenti e per la ricerca.
«I laboratori non bastano più, abbiamo bisogno di andare sul campo, direttamente nella montagna» ha dichiarato oggi Domenico Giardini, Professore di sismologia e geodinamica al Politecnico di Zurigo.
La ricerca attuale verterà su più ambiti, tra cui anche le cause e le tempistiche dei terremoti indotti. Il rischio di scosse avvertibili o addirittura dannose, assicurano gli esperti, è estremamente ridotto. «L’obiettivo della ricerca è quello di prevenire le scosse maggiori, non di causarle».
I primi esperimenti inizieranno nel luglio 2019.
Guarda il video allegato.