Neurochirurgo sospeso per operazioni fasulle. Parla un 30enne vittima di un intervento sospetto alla spina dorsale: «Io, costretto a prendere morfina tre volte al giorno»
GRAVESANO – Non si spengono le polemiche, sollevate dal settimanale “Il Caffè”, sul neurochirurgo della clinica Ars Medica di Gravesano. Non solo presunte operazioni fasulle sul suo conto. Ora spunta la storia di un 30enne, che circa due anni fa si era sottoposto a un doppio delicato intervento alla spina dorsale. «Quel medico “gentile” mi ha rovinato la vita – dice –. Non si è mai accorto che le viti che mi avevano messo durante la prima operazione, fatta da un collega, col tempo non erano più stabili. Ha continuato, a oltranza, a dire che era tutto a posto. Nonostante i miei dolori allucinanti. Oggi vivo prendendo tre dosi di oppiacei al giorno».
Calvario senza fine – Il medico, nel frattempo sospeso dalla struttura, è accusato di vari reati. L’inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier. Nei suoi confronti potrebbero spuntare ulteriori accuse. Il 30enne, protagonista di un calvario senza fine, sta valutando eventuali passi legali da fare. «Da anni cercavo di fargli capire che qualcosa non andava nella mia schiena, dopo la doppia operazione. Ho chiesto il parere ad altri due medici. Mi hanno dimostrato che due viti non erano più piazzate in modo corretto. Quando tornavo da lui, però, non voleva prendere in considerazione questa tesi».
La via di fuga – E infatti già da qualche tempo il giovane stava pensando di rivolgersi a un altro specialista, per una nuova operazione. «Ero bloccato psicologicamente. Temevo un nuovo disastro, che peggiorasse ancora di più le cose. Già oggi mi vergogno della mia situazione. Ho una compagna, ho dei figli. E spesso non li posso neanche aiutare a fare le faccende di casa».
Non voleva sentire ragione – Poi è uscita la notizia sulla sospensione del medico. E il 30enne viene a sapere che quel dottore è proprio lo specialista che l’ha seguito negli ultimi anni. Lo stesso che gli ha sempre negato la presunta evidenza. «A quel punto mi sono venuti in mente tutti i tentativi che avevo fatto per farlo ragionare. Per carità, lui è sempre stato gentile. Mi offriva sempre da bere. Abbiamo fatto un sacco di visite. Io soffrivo come un cane. E lui diceva che non c’era niente, che era tutto a posto».
Niente invalidità – Intanto, il medico di famiglia gli prescriveva oppiacei. Praticamente sostanze simili agli stupefacenti. «Ancora oggi, a causa della leggerezza di questo neurochirurgo, io giro con queste due viti non saldate». Non solo. Siccome lui ha sempre sostenuto che tutto fosse in regola, il 30enne non può avere diritto all’invalidità. «Per fortuna ho avuto la forza di chiedere altri pareri. Ora vedremo come andrà a finire».