Il materiale è tornato d’attualità, ma i più ignorano le potenziali “bombe” che si trovano nelle abitazioni costruite prima del 1991. L’esperto: «Il Ticino, purtroppo, è fanalino di coda in materia».
LUGANO - «In Ticino siamo allergici alle sostanze inquinanti». Sembra un’ovvietà, se le parole di Cristian Gilardoni non indicassero un particolare tipo di rigetto: il nostro cantone, sostiene l’esperto, è l’ultimo della classe nel risanamento degli edifici problematici. Per svariate ragioni, che l’esperto qui illustra, molto spesso ignoriamo il o meglio i problemi. A partire da quello dell’amianto, esploso con gli operai delle Officine, ma che per i più viene ancora oggi limitato alla vecchia lastra di eternit…
Oltre la lastra c’è di più - «E invece no - spiega Gilardoni, che dal 2009 si occupa di risanamento degli edifici dalle sostanze inquinanti -. Il problema principale sono gli altri materiali edili che contenevano amianto, materiali che possono più facilmente liberare fibre nocive nell’aria nel caso di lavorazioni. Oltre all’amianto, esistono poi altre sostanze inquinanti in vecchi materiali
edili, come Pcb (policlorobifenili) e piombo...». Direttore dell’azienda specializzata DEG.MO Sagl, Gilardoni è anche membro del direttivo dell’ASSED (l’associazione svizzera che riunisce le imprese che fanno bonifica da amianto e altri inquinanti), per la quale si occupa di formazione e informazione, collabora inoltre con la Suva e la SPAAS (la Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo). Nel mirino non ci sono uno o due prodotti, ma la cifra abnorme di oltre 1000. «E ce li abbiamo in casa. Tutti gli edifici antecedenti al 1991 sono potenzialmente a rischio e la presenza di tali sostanze per legge deve essere indagata quando si eseguono dei lavori». Deve, dovrebbe, in diversi casi non è.
Bombe potenziali - L’amianto (ma appunto non è la sola sostanza pericolosa) potrebbe trovarsi «nell’intonaco, nella colla delle piastrelle, nei pavimenti sintetici, nei mastici delle finestre, nelle vernici, nei collanti di rivestimento dei piani cucina...». Insomma l’elenco è lungo e coinvolge tutte le categorie professionali: dal capomastro, all’elettricista, al falegname, al sanitario, tutti hanno schede tematiche su come affrontare quelle che Gilardoni definisce le “bombe potenziali”, il cui pericolo si può manifestare in occasione di lavori edili.
Basta un buco nell’intonaco - La contaminazione è infatti quasi garantita se non si prendono le dovute contromisure. Basta appendere una mensola in casa bucando con un trapano l’intonaco o le piastrelle e pulendo il tutto con un semplice aspirapolvere ad inquinare l’aria di tutto l’appartamento, questo dovrebbe far riflettere maggiormente sul tema delle sostanze pericolose.
L'accertamento per capire - «In caso di piccole o grandi ristrutturazioni in edifici costruiti prima del 1991 è fondamentale capire in anticipo che cosa vado a toccare. Per non creare un danno alla salute dell’operaio, a me stesso o ai miei famigliari o ai vicini di casa. Questo tipo di accertamento sui materiali inquinanti è necessario anche se magari si tratta di un lavoro non soggetto a notifica o domanda di costruzione».
Altrove più attenti - Se altrove questo modo di procedere è prassi, in Ticino… «mi spiace dirlo, ma siamo il fanalino di coda rispetto a Romandia e Svizzera tedesca dove tutti sono molto più attenti e sensibili. Ma le leggi sono le stesse, come la pericolosità dei materiali». Va detto che la criticata Suva fa i compiti al meglio mettendo a disposizione la documentazione sul tema (sul loro sito anche il profano può visitare la “casa amianto” con le relative informazioni sui materiali pericolosi) e procedendo a controlli. «La base di tutto è l’attenzione, la riflessione e il controllo».
Ditte serie, ma non solo - L’ignoranza dei proprietari trova purtroppo sponda nelle ditte di edilizia ordinaria. O meglio, «le aziende leader sono molto attente perché i loro cantieri sono ben visibili. Nelle piccole ditte artigiane di ogni settore, purtroppo, ci sono quelle di serie A e quelle di serie B. I blocchi dei cantieri perché non è stata fatta la perizia sono lì a dimostrarlo. È una percentuale molto elevata».
Fare i “furbi” non paga - Se l’esito del controllo preventivo riscontra materiali pericolosi, «cambia il prezzo perché c’è il risanamento. Ma se lo so prima decido cosa fare (magari optando per una meno cara ricopertura), se lo scopro dopo rischio di andare incontro a problemi di sicurezza/salute-burocratici-economici. Non dimentichiamo che le problematiche legate all’amianto rientrano nel penale. Se crei un danno, poi paghi. Per cui sapendo che ci sono delle regole, rispettiamole».