L’obbligo scolastico si ferma alla scuola media. Ma il Cantone vuole introdurre un “obbligo formativo” fino a 18 anni. E portare al 95% i 25enni con un diploma postobbligatorio
BELLINZONA - Entro il 2023 il 95% dei ragazzi residenti sotto i 25 anni d’età avranno un titolo di studio di grado secondario II (diploma postobbligatorio, che va dal certificato federale professionale, all’attestato federale di capacità fino alla maturità). È questo il risultato che intende raggiungere il progetto “Obiettivo 95%” presentato questa mattina in conferenza stampa dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS).
«L’attenzione viene rivolta agli studenti che hanno più difficoltà - ha spiegato Manuele Bertoli -, perché il sistema deve pensare a dare più opportunità ai giovani. Per consentire loro di non portare avanti dei problemi che poi condizioneranno la loro vita e potranno portarli a dipendere dagli aiuti sociali».
Obbligo formativo, non scolastico - Il Messaggio approvato dal Consiglio di Stato richiede la modifica della Legge della scuola e quindi necessita dell’approvazione da parte del Parlamento. L’obiettivo è portare l’obbligo formativo a 18 anni. «E bisogna distinguere l’obbligo scolastico dall’obbligo formativo», ha precisato il direttore del DECS. L’obbligo scolastico rimane uguale (11 anni di formazione, è la scuola dell’obbligo che tutti conosciamo, fino al termine della scuola media). A questo si aggiungerebbe un obbligo formativo fino ai 18 anni. «È il sostanziale divieto a non formarsi per tre anni dopo la fine dell’obbligo scolastico». È importante precisare che «non è per forza scuola». Si tratta di misure più ampie, che vanno fino all’inserimento nel mondo del lavoro. Bertoli ha ammesso che però lo Stato «non può solo decretare» l’obbligo formativo. «Dobbiamo fornire un aiuto a chi non ha trovato una strada post scuola media».
350 all’anno “persi” - Dopo la scuola media 350 giovani ogni anno in Ticino interrompono la formazione. Escono dai “radar” del sistema formativo senza avere conseguito un diploma di grado secondario II. Una parte magari prende scelte diverse (ad esempio un soggiorno linguistico all’estero), ma altri rappresentano “un problema”. «Potrebbe sembrare un numero esiguo, ma sono comunque troppi. Il rischio che finiscano ai margini della società va ridotto», ha spiegato Paolo Colombo, direttore della Divisione della formazione professionale.
Non per forza è scuola - In Ticino già oggi sono presenti delle misure di sostegno alla formazione e di prevenzione dell’abbandono scolastico. Viene fornito anche aiuto nel periodo di transizione da una scuola all’altra. Ma ora «è importante avere un progetto formativo, che non per forza significa sedersi dietro a un banco di scuola. Serve fare conoscere ai giovani il mondo del lavoro per aiutarli a capire qual è il loro posto nella società». Oggi è l’88% dei 25enni a possedere un diploma del grado secondario II. Entro tre anni si punta a fare in modo che diventi il 95%.
Le sei misure - Paolo Colombo ha presentato le sei misure di “Obiettivo 95%”. Primo, come detto, l’introduzione dell’obbligo formativo (non scolastico) fino ai 18 anni, che è uno strumento legale (modifica della Legge della scuola). «Almeno fino alla maggiore età si potranno “non perdere” i giovani che non iniziano o interrompono una formazione postobbligatoria». Due: con il DSS si intende pensare ai giovani tra i 18 e i 25 anni che sono al beneficio dell’assistenza sociale per, proattivamente, avvicinarli e aiutarli a raggiungere una formazione. Tre: percorsi individualizzati e forme di preparazione all’apprendistato, con percorsi differenziati e flessibili. Quattro: aumentare i posti di apprendistato biennali (non di tre anni, quindi, ma due con l’ottenimento del Certificato federale di formazione pratica). Cinque: creare programmi mirati per “gruppi a rischio”, per sensibilizzarli e aiutarli nel percorso verso l’inclusione. Sei, l’ultima misura: la Città dei mestieri, che (dal 25 gennaio) potrà fornire consulenze mirate e un sostegno concreto.
Perché è importante - «I rischi legati all’abbandono sono concreti - ha concluso Colombo -. L’Obiettivo 95% investe sui nostri giovani (e le famiglie) e il loro futuro».