Ma c'è il segreto dell'inchiesta e non è possibile avere informazioni sui 13 esercizi pubblici. Una mozione leghista al Consiglio di Stato chiede i nomi
CHIASSO - «Sono distribuiti su tutto il territorio cantonale» i 13 esercizi pubblici ticinesi finiti sotto inchiesta per avere contrabbandato generi alimentari provenienti dall’Italia tra il 2016 e il 2017. Ipoteticamente, da Chiasso fino ad Airolo. Impossibile conoscerne i nomi. «Per ragioni legate al segreto professionale dell’inchiesta non possiamo fornire informazioni», taglia corto l’Amministrazione federale delle dogane (AFD).
Significa quindi che un ticinese potrebbe tranquillamente trovarsi a cena, magari come cliente fisso, in uno di questi 13 esercizi pubblici, senza sapere nulla? «Non sussiste alcun obbligo legale circa il fatto di comunicare ai propri clienti il loro coinvolgimento in un’inchiesta doganale».
Non è quindi possibile sapere se vi fossero legami di alcun genere tra i locali, né sui loro gerenti e proprietari. Nessun dettaglio viene fornito neppure sulla regione di provenienza della merce. L'unica informazione fornita è il numero di persone finite sotto la lente degli inquirenti: 15 in tutto. Il trasportatore e il suo complice, che rifornivano tutti, e i 13 esercenti. «A tutti vengono contestate ripetute infrazioni alla Legge doganale e alla Legge sull’Iva. Ciascuno, poi, dovrà rispondere per il ruolo che ha avuto nel traffico illegale. Per tre di loro non si è proceduto».
Dall’Italia arrivavano salumi, carne fresca, olio d’oliva e limoncello. Senza essere annunciati. L’Amministrazione federale delle dogane ha richiesto tributi doganali per poco meno di 40mila franchi. «Sette in totale gli atti d’accusa che rischiano pesanti sanzioni. La multa viene calcolata in funzione dell’importo dei tributi che vengono elusi. Si può arrivare a un massimo di cinque volte i tributi elusi. Cinque, invece, i destinatari sanzionati con decreto penale nella procedura semplificata».
Da tutto il Ticino i gestori ordinavano la merce direttamente al trasportatore che, con l’aiuto di un complice, portava gli alimenti da questa parte del confine. Attraversava i valichi incustoditi, la consegnava e incassava in contanti, senza ricevuta.
Dopo il 2017 il contrabbando si è fermato? «La scoperta e le sanzioni normalmente giocano il ruolo di forte deterrente per quanto riguarda un potenziale fenomeno di recidiva - precisano dall’AFD - che tuttavia non può essere esclusa a priori».
La mozione leghista - «I consumatori hanno il diritto di sapere». Il gruppo Lega dei ticinesi ha inoltrato al Consiglio di Stato una mozione affinché vengano resi pubblici, tramite un elenco disponibile in rete, i nomi degli esercenti pubblici che commettono reati gravi. «Consumatori e onesti professionisti sono indignati. È un ingiusto danno d’immagine per tutto il settore». La mozione - firmata da Robbiani, Rückert, Minotti, Guscio e Tonini - chiede inoltre un elenco «con indicazioni di chi opera nel totale rispetto delle leggi e delle regole, di chi è stato sanzionato per questioni minori o si sta adoperando per ripristinare una situazione di totale correttezza, e di chi invece si è reso protagonista di gravi mancanze anche in relazione al versamento degli stipendi nei confronti dei collaboratori, rispetto delle norme contrattualistiche, delle norme d'igiene, pagamento di imposte e oneri sociali, ecc.».