Un caso analogo si sarebbe già verificato nel 1994, come ricorda un testimone
ISONE - L’incendio era scoppiato mercoledì sera sul Monte Tiglio, sopra Isone. E nel corso della notte il fronte del rogo aveva raggiunto una lunghezza di duecento metri. I pompieri sono poi riusciti soltanto il giorno successivo a spegnere il fuoco. Anche grazie all’impiego di due elicotteri.
Ma qual era la causa del rogo? Si tratta di un’area militare. E una fonte vicina all’esercito spiega a 20 minuti che l’incendio sarebbe scoppiato durante un’esercitazione con il lancio di mine. «L’area di tiro era stata autorizzata, in quanto non vi sarebbe stato nessun pericolo di incendio, a differenza di quanto indicato dalle autorità locali». Dallo scorso lunedì su tutto il territorio cantonale è infatti in vigore il divieto assoluto di accendere fuochi all’aperto. Tuttavia, i militi hanno aperto il fuoco.
La giustizia militare, da noi contattata, afferma che per fare luce sull’episodio è stata avviata un’inchiesta. Gli inquirenti militari sono anche stati sul posto. «Saranno chiariti i fatti come pure la causa dell’incendio» spiega il portavoce Mario Camelin.
Non è la prima volta - Un caso analogo si era già verificato nel 1994, sempre nei boschi del Monte Tiglio. Lo racconta Patrik Hasler-Olbrych, che all’epoca era in servizio alla scuola recluta per granatieri a Isone: «Nell’ambito di un’esercitazione su larga scala, con un lanciarazzi anticarro avevo sparato a un finto carrarmato. Le scintille dovute all’impatto avevano innescato un grande incendio». Anche allora per lo spegnimento erano intervenuti degli elicotteri. «Dopo che anche durante un’altra esercitazione c’era stato un incendio, non avevamo più potuto utilizzare munizioni vive».
Anche nel 1994 c’era un elevato rischio di incendi. «Si tratta di una zona molto arida e ventosa» ricorda Hasler, per niente sorpreso che un’esercitazione possa nuovamente aver causato un rogo. «Allora persino gli istruttori erano stupiti di quanto velocemente era divampato l’incendio. Ma si pensava che l’esercito ne avesse tratto una lezione».