Nei prossimi giorni sarà possibile fare un esame specifico "in loco". «Prima o poi ci saranno casi anche da noi».
Restiamo razionali», evidenzia Giorgio Merlani, medico cantonale. È sconsigliabile recarsi in Italia? Merlani: «Non avrei alcun problema ad andare a cena a Milano»
BELLINZONA - Sì, da venerdì 21 febbraio tutto è cambiato. Anche in Ticino. Dopo la Confederazione, anche il Cantone rompe il silenzio sulla questione del Coronavirus. Lo ha fatto, lunedì pomeriggio, al Palazzo delle Orsoline di Bellinzona, in una sala gremita di giornalisti, per bocca di Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità, di Christian Vitta, direttore del Dipartimento dell'economia, e del medico cantonale Giorgio Merlani.
Dubbi a non finire – Tante le domande che nelle ultime ore hanno tormentato i ticinesi. L'Italia, con le sue misure di sicurezza, sta esagerando? È un allarmismo eccessivo quello che arriva da oltre confine? E, ancora: stanno facendo bene alcune aziende della Svizzera italiana a chiedere ai propri collaboratori frontalieri di lavorare da casa? Ed è opportuno prendere d'assalto le farmacie a caccia di mascherine e di disinfettante per le mani come sta succedendo in diverse località?
Fiducia negli specialisti – Berna in giornata è scesa in campo con una strategia "soft", piuttosto attendista. E con disposizioni che non hanno fugato timori e preoccupazioni. «In questa situazione è necessario distinguere gli aspetti razionali da quelli emotivi – spiega Vitta –. Abbiamo fiducia nei nostri specialisti che da settimane sono all'opera. Chiediamo alla popolazione di avere altrettanta fiducia. Il Ticino sarebbe comunque pronto a fare fronte a un'eventuale emergenza».
La svolta – Prende poi la parola De Rosa. «Desidero ringraziare tutti coloro che da tempo, nell'ombra, si stanno dando da fare per i cittadini. Da venerdì è cambiato lo scenario. È stato un weekend molto intenso. Sono state prese dunque nuove misure, già preventivate».
Test specifico in arrivo – Merlani va più a fondo sulla vicenda: «Da venerdì in Lombardia si sono presentati dei casi di persone che non hanno avuto contatti diretti con la Cina. Questo significa che il virus è presente in Europa. Senza avere una chiara connessione con la Cina. Nei prossimi giorni si potrà fare un test specifico in Ticino. Senza più bisogno di delegare questo compito a Ginevra. Stiamo lavorando anche a questo. I risultati sarebbero ottenibili in alcune ore».
Occhio al terrorismo mediatico – Il medico cantonale si rivolge poi alla popolazione. «Le persone, non sapendo cosa fare, hanno iniziato a contattare studi medici e ospedali. Una reazione non proporzionale. Se si sta bene, non c'è necessità di chiamare il medico solo perché si è fatto un viaggio nella zona del Lodigiano. A livello federale sarà rafforzata l'hotline, anche in lingua italiana. A oggi non ci sono casi confermati in Ticino e in Svizzera. Prima o poi arriveranno dei casi. È inevitabile. Ma siamo pronti. Ci sono alcuni casi sospetti. Ma è inutile dirvi dove sono. I casi sospetti sono solo frutto del principio della prudenza».
La tutela dei più deboli – Le persone con febbre e con sintomi influenzali sono invitate a non fare visite negli ospedali o nelle case per anziani. «Capiamo che questo possa dare fastidio – dice Merlani –, Ma tuteliamo chi è più vulnerabile». De Rosa annuncia, inoltre, che «non saranno imposte restrizioni per eventi o manifestazioni. Così come già anticipato anche dalla Confederazione».
Due metri di distanza e 15 minuti – Cosa succederà il giorno in cui si avrà il primo caso accertato anche in Svizzera? «Sarete i primi a saperlo», giura Merlani. «E in quell'occasione andremo a capire come sono state le 48 ore della persona in questione prima dell'apparizione dei sintomi. Con chi è entrata in contatto. E per contatto si parla di una vicinanza a meno di due metri di distanza per più di 15 minuti. Scatterebbero comunque misure di isolamento per la persona infetta. Non possiamo però lasciarci andare agli allarmismi. Una cosa è certa: chi è ammalato, soprattutto in questo periodo, non deve andare a lavorare. Parto dal presupposto che i cittadini siano tutti responsabili».
Norme igieniche – La palla torna a Vitta: «Vanno seguite le informazioni dei canali ufficiali. Senza andare in panico. il Consiglio di Stato segue con la massima priorità la situazione. Siamo pronti anche a prendere misure supplementari, se dovesse essere necessarie». De Rosa ribadisce: «Non andate fisicamente al pronto soccorso se avete sintomi influenzali. E seguite tutte le norme igieniche già più volte diramate».
Frontiere ancora aperte – Spazio infine alle domande dei giornalisti. E alle risposte delle autorità. «Non ci stiamo facendo prendere dalla "psicosi" - sospira De Rosa -. Viviamo giorno per giorno. Passo per passo. Così sarà per i prossimi mesi. Sarà lunga. La questione delle frontiere? È di competenza federale. Solo presso l'Ente Ospedaliero Cantonale lavorano centinaia di frontalieri». Fare lavorare da casa i collaboratori frontalieri? «Se ci sono aziende che fanno prevenzione – evidenzia Vitta – ben venga. Il lavoro a distanza può essere una soluzione».
Ecco perché non sono state bloccati gli eventi – Perché il Ticino non blocca le manifestazioni come si fa in Lombardia? «Secondo il nostro gruppo di esperti – sostiene De Rosa – una misura del genere non porterebbe a risultati. Sono misure che potrebbero avere un significato politico. Ma dal punto di vista pratico non porterebbero a nulla».
Pronti ad aiutare le aziende – A livello svizzero i casi sospetti sarebbero circa 300. «In Ticino – precisa Merlani – un paio. Dipende dal momento». Se la situazione dovesse colare a picco, e dunque se molti frontalieri dovessero restare temporaneamente a domicilio, il Cantone sarebbe pronto a sostenere le ditte penalizzate? «Sì – assicura Vitta – saremmo pronti».
Per chi deve andare in Italia – Per i ticinesi, in questo preciso momento, è sconsigliabile recarsi in Italia, e più precisamente in Lombardia? «Non c'è alcuna raccomandazione di limitare i movimenti in Lombardia – fa notare Merlani –. Non avrei alcun problema ad andare a cena a Milano».