Panico da Coronavirus, il sociologo Sandro Cattacin critica le autorità: «Sbagliato fermare carnevali ed eventi».
Sotto accusa anche i social network. «Alimentano il terrore», secondo Thomas Carta, specialista in comunicazione di massa
BELLINZONA - «Non rubate le mascherine». Ha fatto quasi sorridere il recente appello del medico cantonale Giorgio Merlani ai ticinesi. Eppure è tutto reale. Di fronte al Coronavirus c’è chi arriva a rubare mascherine e disinfettanti. Perché questo delirio? «Il fatto che questo virus fosse praticamente sconosciuto anche alla scienza ha causato profonda incertezza in alcune persone – evidenzia Sandro Cattacin, direttore dell’Istituto di ricerche sociologiche dell’Università di Ginevra –. Dal punto di vista sociologico è interessante quanto sta accadendo. C’è chi vive nel panico».
D’accordo. Ma addirittura arrivare a rubare le mascherine…
«Questo denota da parte di alcuni una scarsa capacità di gestire le informazioni che si ricevono. Io non voglio assolutamente minimizzare gli effetti del Coronavirus. Però trovo che siano stati commessi degli errori a livello di informazione».
Ci fa un esempio pratico?
«I ticinesi sono fortemente influenzati da quello che succede in Italia. In Lombardia si è deciso di fermare quasi tutto. Una scelta politica che ha amplificato la paura».
Ora anche in Ticino sono stati bloccati i carnevali. E le partite di hockey su ghiaccio saranno a porte chiuse.
«Non penso che sia un atteggiamento costruttivo. La nostra società ci spinge sempre di più a dovere convivere con l’incertezza. E questa situazione venutasi a creare col Coronavirus ci deve essere da insegnamento. Il cittadino va responsabilizzato. Il rischio che ci accada qualcosa di grave, in un mondo sempre più globalizzato, c’è sempre. Con o senza Coronavirus».
Ci sono stati diversi contagi, alcuni morti…
«È vero. Ma sappiamo che generalmente questo virus non ha effetti devastanti come altre malattie. L’uomo di oggi non può più sottrarsi dalle proprie responsabilità individuali. Se hai il raffreddore, in un contesto di emergenza come quello attuale, non vai al ristorante. O non vai al carnevale. O alla partita. Punto. Questa tua responsabilità non la puoi e non la devi delegare ad altri. Sopprimere le manifestazioni non fa maturare il cittadino. Soprattutto quel tipo di cittadino che è emotivo più che razionale».
I politici hanno commesso un errore?
«Sì. Anche quelli italiani. L’errore è stato quello di seguire condotte restrittive sin dall’inizio. Così si alimenta l’isteria. Se si chiude tutto, il messaggio che passa è che “bisogna avere paura”. Invece occorre che passi un più sano “siate responsabili”. È un discorso che l’uomo moderno, sempre più confrontato con incognite di ogni genere, dovrà prima o poi assimilare. Già lo sta facendo, piano piano».
«I social alimentano il terrore»
«Ad alimentare ulteriormente il panico da Coronavirus contribuiscono in maniera determinante i social network». Così la pensa Thomas Carta, specialista in comunicazione di massa. La sua è un'analisi ricca di spunti. «Non essendo esperti, ognuno di noi ha un approccio differente a questa vicenda. C’è chi la prende sotto gamba, chi semplicemente segue le disposizioni delle autorità e chi va in tilt».
Secondo Carta anche il vissuto del singolo individuo ha un peso. «Filtriamo soggettivamente le informazioni, a seconda della nostra storia personale. Se per indole tendo a drammatizzare, andrò a cercare quel genere di informazioni che confermano la mia tesi. Non abbiamo, in ogni caso, la possibilità di verificare di persona le informazioni che ci vengono fornite. Dobbiamo basarci per forza sugli esperti. Nei social è molto facile amplificare il terrore. Vedi che un amico, di cui ti fidi, condivide un messaggio sbagliato, e vai in paranoia. Facebook e compagnia sono pieni di freddure sul tema. Addirittura c’è chi non riesce a capirle. O meglio, razionalmente sa che una determinata paura non ha senso, ma si fa prendere dalle emozioni. Ecco perché c’è chi si precipita nei supermercati ad acquistare flaconi di disinfettante da un litro. Situazioni assurde, ma che in questi giorni sono sotto l’occhio di tutti».