Accade a Beatrice Siciliano, 22enne residente a San Nazzaro, studentessa in scienze motorie
La sua università si trova a Parma, in un'Italia blindata. Anche USI e SUPSI si stanno muovendo
GAMBAROGNO - Costretta a difendere la propria tesi universitaria via Skype per colpa del nuovo coronavirus. Succede a Beatrice Siciliano, 22enne di San Nazzaro (Gambarogno), studentessa in scienze motorie, sport e salute. La sua Università, infatti, si trova a Parma, in un'Italia blindata. «Sono dispiaciuta – sottolinea –. È uno di quei momenti che ti capitano una volta sola nella vita. E io lo dovrò vivere così. Allo stesso tempo, però, sarà un’esperienza particolare».
L’esame in pigiama – Beatrice si trova all’ultimo atto prima dell’ottenimento della laurea triennale. Poi potrebbe iniziare a lavorare. «Non sono particolarmente preoccupata per l’esito dell’esame. Sono preparata. E finora sono sempre andata bene. Solo che tutto questo mi appare surreale. Difenderò la mia tesi il prossimo 19 marzo. Qualcuno ironizza sul fatto che potrò farlo in pigiama. Vale anche per i miei compagni di corso. La cerimonia ufficiale di consegna dei diplomi? Si farà più avanti. Quando le cose si saranno stabilizzate dal punto di vista sanitario».
Anche l’USI si muove – Intanto anche in Ticino ci si sta muovendo. Lorenzo Cantoni, docente all’Università della Svizzera italiana, conferma: «Le facoltà sono state autorizzate a organizzare le discussioni di tesi in videoconferenza, anche in deroga agli attuali regolamenti. In caso di tesi, infatti, non c’è timore che la persona non sia identificabile o che l’essere in remoto possa alterare i risultati della discussione».
Regioni a rischio – E stanno arrivando le prime richieste. «Ad esempio quella di un nostro studente che già lavora a Parigi, e che rischierebbe, venendo all’USI passando dalla Lombardia, di non potere lavorare una volta rientrato in Francia. Solo tra qualche mese saremo in grado di fare una statistica delle richieste accettate dalle varie facoltà».
La SUPSI medita nuove mosse – Qualcosa di simile bolle in pentola anche alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), che nel frattempo ha sospeso le attività didattiche. Uno dei responsabili della comunicazione, contattato da Tio/ 20Minuti, resta sul vago. «Non escludiamo che vi possano essere novità sul tema. Ci stiamo attrezzando per quanto riguarda le lezioni».