Troppi ticinesi a spasso con persone esterne al nucleo famigliare nel giorno di San Giuseppe.
La popolazione sta prendendo troppo alla leggera l'allarme Covid-19. Anche i giovani. Presto potrebbe arrivare un ulteriore giro di vite dalle autorità.
Attenzione. Perché comportandoci così, fregandocene del nuovo coronavirus, finiremo per non potere più nemmeno uscire a fare una passeggiata. Da Berna, o da Bellinzona, potrebbe arrivare presto un nuovo giro di vite. La popolazione ticinese (e svizzera in generale) continua a prendere alla leggera le raccomandazioni delle autorità. Tante le persone a spasso in compagnia di estranei al nucleo famigliare nel giorno di San Giuseppe. E soprattutto le valli sono state prese d'assalto. Negli scorsi giorni, dopo che il Governo ticinese aveva deciso di dichiarare festiva anche la giornata di venerdì 20 marzo, il granconsigliere Fiorenzo Dadò aveva lanciato un appello. «Questo "ponte" non serve per fare vacanza. Serve per fare in modo che circoli meno gente».
Ignoranza – Appello che per ora sembra un po' caduto nel vuoto. Diversi i ticinesi che si sono organizzati per andare a trascorrere qualche ora in montagna, a fare un pic nic, o per fare altre attività, magari in riva ai laghi. Le segnalazioni arrivano dalle valli del Locarnese, ma anche dal Bellinzonese e dal Mendrisiotto. Grave anche la situazione nella zona di Brè (Lugano). Il parco era chiuso, ma la gente vi è entrata comunque. «Intendiamoci: se si fa qualcosa da soli, oppure con i membri della propria famiglia, va bene. L'importante è non entrare in contatto con altre persone. Con altri nuclei e gruppi. Perché è così che il virus si propaga. Non c'è il proibizionismo assoluto. C'è l'invito al buonsenso, che ancora non viene recepito da tutti. Se non si rispettano queste regole, i tempi si dilateranno».
Regioni di montagna invase – Dadò, per sua vocazione, è parecchio vicino alle regioni di montagna. «E noto che sono invase da persone che non stanno riflettendo. Questi paesini tra l'altro sono pieni di anziani. Se li contagiamo, finiscono male. Sentire gente che pianifica il "ponte" come se ci trovassimo in una situazione normale fa davvero riflettere».
Moriranno altri ticinesi – Cosa non ci è ancora chiaro? Perché l'esempio della vicina Italia, con una Bergamo in ginocchio, non ci aiuta a capire? «Nei prossimi giorni in Ticino moriranno ancora delle persone. Presto si raggiungerà il picco dei contagi. Potrebbe toccare a un nostro caro, o addirittura a qualcuno di noi. E non dimentichiamo che poi queste persone, una volta ricoverate, non possono più entrare in contatto con i propri famigliari. Muoiono sole. Vogliamo davvero che accada questo a una persona a cui teniamo?»
Stare a casa – Intanto, località come Ascona (ma non solo) stanno già mettendo le mani avanti. Negli scorsi giorni ai residenti è stata recapitata una circolare in cui si invitava esplicitamente la gente a stare a casa. E questo per proteggere le categorie di persone più deboli e per evitare il propagarsi del virus. «È un momento di sacrificio per tutti – afferma Dadò –. Con l'intelligenza possiamo uscirne, forse anche abbastanza in fretta. Se continuiamo così, invece, rischiamo di farci solo del male».