Il presidente di GastroTicino Massimo Suter si sfoga, e chiede un nuovo intervento alla politica
LUGANO - Tre settimane senza ristoranti. Il tempo corre veloce, con l'epidemia: ma non per gli esercenti, che si trovano a fronteggiare una crisi di liquidità senza precedenti. A lanciare l'allarme è di nuovo GastroTicino, che torna a chiedere misure di sostegno al Consiglio di Stato.
«Il nostro governo cantonale ha agito in modo tempestivo, prendendo decisioni difficili e impopolari, e di questo gliene siamo grati» si legge in una lettera inviata oggi ai media dal presidente Massimo Suter. Alla terza settimana dal "blocco" imposto da Bellinzona, però, il settore è «stravolto» e gli aiuti non bastano più.
«A fronte delle misure prese a tutela degli impiegati del settore, è altresì urgente trovare delle misure per i datori di lavoro e le loro aziende» scrive GastroTicino. «Altrimenti ci ritroveremmo con i lavoratori salvati dal lavoro ridotto ma con i “padroni” strangolati, soffocati e sul lastrico al momento di dover ripartire».
L'associazione di categoria chiede quindi dei correttivi agli strumenti economici introdotti. Il primo: eliminare i vincoli di utilizzo sui prestiti a tasso zero. «Al momento sono utilizzabili soltanto per le necessità correnti» precisa l'organizzazione. «Costringendo di fatto le aziende a rinviare investimenti magari urgenti».
GastroTicino chiede un intervento del Cantone anche sulla voce affitto, in modo che le spese siano divise tra esercenti, padroni di casa e Stato «in pieno spirito di solidarietà». Terzo punto, l'indennità riconosciuta ai soci dipendenti, per un massimo di 3320 franchi mensili. Troppo pochi, secondo GastroTicino. E la platea dei beneficiari andrebbe allargata anche a chi non sottosta alla IPG (indennità perdita di guadagno).