Alessandro Trivilini del Gruppo Cyber Sicuro: «Il rischio risiede nel fattore umano e nella scarsa attenzione»
L'illusione: «È di credere che lavorando a casa ci si trovi nell'ambiente più protetto. Ma soprattutto dimentichiamo di avere accanto tutta una serie di oggetti collegati alla rete».
LUGANO - Mai così tante videoconferenze come in queste settimane, mai così tante occasioni ghiotte per la cybercriminalità. I rischi legati all’utilizzo di alcune piattaforme per il dialogo a distanza sono stati evidenziati ieri dal Gruppo Cyber Sicuro. Alcuni lettori, tuttavia, si sono chiesti quali sono nello specifico le piattaforme sicure. Una domanda che giriamo al professor Alessandro Trivilini, membro del Gruppo Cyber Sicuro del Canton Ticino e responsabile del Servizio informatica forense SUPSI.
«È giusto chiederselo - risponde Trivilini -, ma il compito del Gruppo strategico non è quello di fornire soluzioni per tutti. Perché ogni realtà aziendale ha le proprie. Vogliamo invece mettere in guardia da un fenomeno che è in evoluzione. E aumentare anche la sensibilità di chi non ha la struttura e i tecnici all’interno dell’azienda per capire che c’è un problema in corso legato all’utilizzo di questi strumenti gratuiti».
Mentre per le soluzioni a questi dubbi a chi rivolgersi?
«Tutti possono avvalersi sul territorio delle consulenze dei professionisti e delle società per equipaggiarsi adeguatamente. Lo scopo del nostro Gruppo non è però quello di fornire consulenze o peggio di fare concorrenza sleale alle aziende».
L’impennata del telelavoro, delle videoconferenze quanto ha aumentato i rischi?
«Per la cybercriminalità è un boccone appetitoso. Perché da sempre essa si è nutrita del fattore umano fragile delle persone che usano la tecnologia. I sistemi di anti-virus sono concepiti per individuare l'attacco e lo fanno. L’uomo invece usa la tecnologia con l’attenzione e la preparazione che riserva a questi temi».
Qual è l’aspetto più delicato oggi?
«È il fatto che lavorando da casa una persona è convinta di disporre tra le quattro mura dell’ambiente più protetto perché si trova in un luogo suo, di cui possiede le chiavi. Questa percezione porta ad abbassare la guardia dal punto di vista del fattore umano».
E invece?
«Invece è proprio quello il momento rischioso se si dimentica che lavoriamo per un’azienda che non è casa nostra. Usiamo strumenti spesso gratuiti, ma soprattutto dimentichiamo di avere nella nostra abitazione una serie di oggetti collegati alla rete internet. Dalla console di videogiochi, tanto per fare un esempio, alla macchinina telecomandata di ultima generazione».
Le porte da scassinare sono molte e spesso non se ne ha la percezione. Anche per questo il sito www.cybersicuro.ch fornisce tutta una serie di raccomandazioni e precauzioni.