Il sindacato OCST lancia un appello alla SECO e al Consiglio di Stato
LUGANO - Prendere in considerazione la situazione precaria di molte donne assunte privatamente che non possono fare ricorso allo strumento del lavoro ridotto in questo periodo di crisi. A chiederlo alla SECO e al Consiglio di Stato ticinese è il sindacato OCST.
Donne delle pulizie, babysitter, governanti: «Si tratta nella maggior parte dei casi di lavoratrici, occupate presso più famiglie e, per questo, assunte e assicurate presso più datori di lavoro», scrive il sindacato sottolineando come la loro condizione le renda «più deboli», nonostante svolgano spesso un impiego quasi a tempo pieno, in quanto «non vengono assicurate per il secondo pilastro o per la malattia».
Analoga - scrive l'OCST - è la situazione delle mamme diurne e degli operatori delle mense scolastiche e dei doposcuola. «Non possiamo non ricordare che, anche se svolta in un ambito privato, è pur sempre un'attività economica, dato che genera un reddito e dato che esiste un rapporto di lavoro e vengono versati dei contributi. La concessione del lavoro ridotto nell'ambito della crisi del Coronavirus non dipende da ragioni economiche, quindi mal si comprende la discriminazione applicata a queste categorie, che peraltro offrono servizi preziosi», conclude l'appello del sindacato.