Il curioso caso di un ticinese che guida un'auto con targhe argoviesi
BRIONE SOPRA MINUSIO - È venuto in Ticino, con la famiglia e il cane. Con l’emergenza coronavirus e la chiusura degli uffici amministrativi, non è ancora riuscito a sostituire le targhe dell’auto. E in questo periodo circolare con un veicolo immatricolato fuori cantone può attirare parecchio l’attenzione. «Siamo a Pasqua ma la gente sta perdendo l’educazione e il buonsenso» si sfoga P.M. con 20 Minuten.
L’uomo racconta che negli ultimi giorni ha dovuto andare incontro a un atteggiamento parecchio ostile. «Ogni volta che mi fermo a un semaforo o nel parcheggio di un supermercato mi vengono rivolti gesti e brutte parole». La gente mostra risentimento, perché (secondo loro) in quanto svizzero tedesco “avrebbe dovuto starsene a casa sua”.
Ma c’è un paradosso. «Per la maggior parte non sono i ticinesi a darmi contro - continua P.M. -, ma gli svizzero tedeschi che hanno una casa secondaria in Ticino e hanno raggiunto il cantone per Pasqua».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la conversazione con una donna che praticava nordic walking. «Non ne potevo più. Ho stampato un foglio e l’ho attaccato alla mia auto». C’è scritto: “Siamo ticinesi e paghiamo le imposte a Brione Sopra Minusio. Un’informazione gratuita per tutti gli ignoranti che giudicano le persone basandosi solo su una targa straniera”.
P.M. spiega che sono molti i ticinesi che ora fotografano la sua auto. E che nel leggere il suo messaggio sorridono. Lui si sente solidale con i lavoratori transfrontalieri, anche quelli che vengono dall’Italia: «Mettono a disposizione del Ticino le loro abilità, molti anche nel settore sanitario. Noi gliene siamo grati. Ma a volte sono costretti a subirsi gli insulti degli svizzero tedeschi».
Se questo periodo lascerà delle cicatrici anche nel rapporto tra nord e sud della Svizzera è ancora presto per dirlo. «I ticinesi sono cordiali, amichevoli e ospitali. Spero che si possa presto tornare alla normalità e a goderci tutti insieme la bella Svizzera».