Il portavoce dell'Ordine dei farmacisti: «Il mercato? Una giungla a causa di fornitori che nulla c'entrano con la salute»
E ancora: «La stragrande maggioranza dei nostri colleghi non è tra chi approfitta di questo rincaro»
LUGANO - Dietro la mascherina come banditi. Il prezzo? Fino a 2 franchi l'una per delle normali “chirurgiche” acquistate in centro a Lugano (peraltro con lo sconto del titolare della farmacia che, interpellato, ha poi rifiutato di spiegare, anche in forma anonima, la sua politica dei prezzi). È quanto chiedono alcune farmacie che sono riuscite a reperire sul mercato il più utilizzato dei dispositivi di protezione. Prezzi da Far West. O da giungla, per usare le parole di Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei Farmacisti del Canton Ticino. Chi ci marcia? Chi ha spinto il mercato verso questa deriva?
Come Ordine avete avuto segnalazioni di prezzi ingiustificabili? Siete intervenuti?
«Segnalazioni ne abbiamo avute - risponde Tamò -. Non tantissime. Ma come Ordine non possiamo dare direttive sui prezzi. Abbiamo però fatto una raccomandazione alle farmacie di essere a fianco della popolazione e sostenerla in questo momento del bisogno».
Che giudizio si può dare del mercato oggi?
«I prezzi delle mascherine rappresentano una giungla. Dai canali ufficiali non arriva più niente da gennaio, dunque tutto ciò che si trova sul mercato proviene da mercati paralleli. Mercati gestiti da persone o ditte che nulla hanno a che vedere con la salute. Ma che sfruttano magari dei contatti in Cina e hanno intravisto l’occasione per fare profitti».
Quanto è fitta questa giungla?
«Ogni giorno, come farmacia, riceviamo una decina di offerte da ditte, che mai avevamo visto prima, che non conoscevamo e che sottraggono merce ai canali ufficiali. Inoltre per ogni eventuale acquisto da queste ditte bisogna verificare l’idoneità delle mascherine prima di rivenderle. E sono prezzi fuori di testa».
Che cifre propongono questi fornitori?
«Nell’ultima settimana c’è stata una lieve flessione, ma i prezzi d’acquisto per le farmacie variano tra gli 80 centesimi e 1 franco e 50. Da qui la vendita che si può avvicinare ai 2 franchi. Va detto che non è obbligatorio per la popolazione comprarle».
Anche se, fosse solo psicologicamente, chi deve tornare a lavorare potrebbe sentirne il bisogno…
«Le raccomandazioni dell’Ufficio federale della salute pubblica dicono che le mascherine non sono necessarie e che è importante mantenere i due metri di distanza e l’igiene delle mani. Non c’è dunque un obbligo e i prezzi del mercato oggi sono una porcheria».
Una non obbligatorietà che è stata ribadita dal Consiglio federale. Il problema si riduce ai soli fornitori?
«No, c’è un problema anche a livello delle materie prime che si usano per realizzarle. In Cina i prezzi cambiano ogni giorno, per lo più verso l’alto, e anche per i fabbricanti è impossibile acquistare allo stesso prezzo».
Il cliente quali garanzie ha sul prodotto che acquista?
«Per le farmacie è spesso difficile garantire che siano prodotti conformi proprio perché non arrivano da canali ufficiali. Per questo molto spesso non sfruttiamo questi canali secondari. Se lo facciamo, dobbiamo valutarli attentamente prima di immettere la merce sul mercato. Non è un mistero che quando c’è richiesta e carenza di un bene, le organizzazioni criminali si fiondano sull’affare».
Come Ordine è difficile dire ai vostri associati di non prestarsi a questo mercato nero?
«La raccomandazione che abbiamo dato è di essere vicini alla popolazione e di garantire la qualità e l’accompagnamento durante questo periodo di pandemia. C’è libertà di commercio, ma siamo convinti che la stragrande maggioranza dei nostri colleghi non è tra chi approfitta di questo rincaro».
Però la gente punta il dito contro i farmacisti…
«Sì, perché siamo noi che ci mettiamo la faccia». Con o senza mascherina.