Il coordinatore di Okkio parla degli effetti del coronavirus sulla gestione dei rifiuti
Alessandro Lucchini: «Passata l'emergenza sanitaria sarà importante che la politica non approfitti della crisi economica per tagliare o ridurre l'impegno per una società più eco-sostenibile»
LUGANO - Mascherine, guanti monouso in lattice, ma anche una certa tendenza ad acquistare frutta, soprattutto verdura e altri alimenti negli imballaggi. Il coronavirus ha riportato in auge le plastiche e ridimensionato anche il raro merito che taluni attribuivano al virus di aver ripulito l’aria dal traffico (che però è in forte ripresa). Mentre, in parallelo, in diverse città svizzere si osserva una crescita del littering.
Si è chiusa l’era del virtuosismo?
«Sono riflessioni che stiamo facendo anche noi, tenendo anche conto della riduzione delle aperture degli ecocentri - risponde Alessandro Lucchini, coordinatore di OKKIO, l’Osservatorio per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti -. Nella società c’è stato un arretramento dell’attenzione per determinati passaggi della gestione dei rifiuti. Magari alcune procedure potevano essere fatte meglio, ma è stato giusto comprendere la situazione estremamente particolare e temporanea».
Il Covid lascerà in eredità le nuove, meno attente, abitudini?
«Adesso che la società sta riaprendo sarà importante vegliare affinché ci sia un ritorno all’attenzione precedente e continuare nel solco della sensibilizzazione. Non dovrà essere una scusa per abbandonare la strada fatta».
In queste settimane, dal plexiglas agli altri dispositivi di protezione, la plastica sembra conoscere una rivalutazione e una rivincita come materiale.
«Non siamo fanatici e non vogliamo una sua abolizione totale. La plastica serve per determinati usi, ma può essere ridotta in modo importante. In particolare per quanto riguarda gli imballaggi, ma anche nell’industria».
Il virus ha però spinto alcuni a preferire la merce imballata…
«Posso capirlo, ma non so poi quanto in realtà la plastica possa aiutare a proteggere dal virus un alimento. Visto che poi questi imballaggi a casa vengono tolti e la merce toccata con le mani. È più una reazione psicologica. Per noi è importante continuare in futuro con quei progetti che puntano a separare meglio la plastica. Penso, ad esempio, al “Sammelsack”, il sacco separato diffuso a Bellinzona e in altri comuni».
In questo momento il cittadino ha altre preoccupazioni e l’attenzione dunque cala.
«Non solo il cittadino, ma anche l’organizzazione comunale. Ma è ben comprensibile e chiaro che prioritaria sia stata la difesa della salute dei collaboratori che, ad esempio, lavorano negli ecocentri. Ora che sono passate alcune settimane è però importante ritornare alle buone pratiche e la tendenza al miglioramento che avevamo riscontrato in diversi Comuni, soprattutto per quanto riguarda la plastica».
La preoccupa il fatto che per il Ticino si apra un periodo, quanto lungo non si sa, di altre priorità?
«Importante sarà che la politica rimanga attenta. Ossia che non approfitti delle difficoltà cui andrà incontro l’economia privata, ma anche le stesse casse pubbliche, per tagliare o ridurre l’impegno prioritario nel miglioramento della gestione dei rifiuti in senso più sostenibile».