La pandemia le ha portate alla luce. Ora per quei lavori si chiedono rendite dignitose
LUGANO - “La classe lavoratrice che si è trovata in prima linea durante la crisi sanitaria è formata da una maggioranza di donne. Quelle donne che abbiamo dimenticato di includere nella stanza dei bottoni, ma donne che sono sovrarappresentate in quei settori che offrono paghe da fame e condizioni precarie: sanità, commercio al dettaglio, pulizie, cura alle persone”.
Sono le parole del Coordinamento donne della sinistra, che in occasione della festa del primo maggio, ha voluto unirsi alla piazza virtuale della Giornata internazionale del lavoro, per porre l’accento su tutte quelle donne spesso dimenticate, alle quali “non diamo la giusta importanza”, a tutti quei lavori “dimenticati, sottovalutati e invisibili, da sempre, ma indispensabili e vitali per sopravvivere alla pandemia. Lavori occupati prevalentemente da donne”.
Un’ occasione, quella del primo maggio, per chiedere “condizioni di lavoro dignitose che permettano di uscire dalla precarietà, dalla sottoccupazione e dalla pauperizzazione e rendite dignitose per tutti”.
“Esigiamo – scrive il Coordinamento donne della sinistra - una condivisione meno stereotipata del lavoro domestico, di cura ed educativo come il suo carico mentale e i suoi ritmi più lenti, non standardizzabile. In generale, auspichiamo un’uscita dalla settorialità stereotipata del mondo del lavoro, ma anche un riconoscimento del lavoro svolto al di fuori del mercato del lavoro: non esistono lavori che solo le donne devono e possono svolgere, viceversa non esistono lavori che solo gli uomini devono e possono svolgere. E non può essere considerato lavoro solo quello salariato”.