Il direttore dell'AITI Stefano Modenini sulle prospettive industriali in Ticino: «Pesante l'impatto nei prossimi mesi»
Tra intoppi e dubbi, le industrie ripartono. Ma la seconda metà dell'anno potrebbe essere la più dura
LUGANO - Nel post-lockdown, il mondo degli affari naviga a vista. Sul Ceresio c'è chi da giorni prova a organizzare un incontro con dei clienti a Milano. Si può fare? Non si può? «Impossibile scoprirlo, le autorità italiane nicchiano» lamenta un disperato imprenditore del Luganese. «Non so come fare».
Le trasferte lavorative sono consentite, in teoria. Ma le associazioni di categoria confermano che, a cavallo del confine italo-svizzero, gli intoppi non mancano. «Sappiamo di aziende che hanno avuto ritardi e difficoltà a fare entrare dei tecnici dall'Italia, per degli interventi inderogabili nelle fabbriche» spiega Stefano Modenini, direttore dell'Associazione industrie ticinesi (Aiti). In uscita dal Ticino «le difficoltà sono ancora maggiori».
Lunghe attese in dogana, ritardi, accessi negati. Mentre a Berna si discutono i primi passi verso la riapertura delle frontiere, il mondo produttivo della Svizzera italiana inizia a spazientirsi. Il problema dei "rallentamenti" non riguarda solo i frontalieri, ma i viaggi di lavoro in generale: «Speriamo che i movimenti diventino più agevoli nel corso delle prossime settimane» auspica Modenini.
Meno ottimismo, invece, sul fronte finanziario. Gli industriali prevedono un semestre in salita. «Stiamo vivendo settimane frenetiche dove molte aziende evadono gli ordini bloccati nei mesi scorsi. Ma la preoccupazione è per cosa ci sarà dopo» spiega il direttore di Aiti. «Una volta esaurite le richieste accumulatesi, se non ci sarà una ripresa a livello internazionale assisteremo inevitabilmente a delle ristrutturazioni».
Occhi puntati sul secondo semestre del 2020, dunque. Ricordando che l'80 per cento della produzione in Ticino è rivolta all'export. «È presto per fare previsioni, ma se la prospettiva non cambia i licenziamenti saranno inevitabili» avverte Modenini. Anche perché «la capacità produttiva viene ridotta di molto dalle regole per il distanziamento sociale» precisa il portavoce degli industriali. Una cosa è certa, finora: «Il fatturato delle imprese sta precipitando. E alcuni settori, come la filiera aeronautica, avranno un impatto pesante».