Generosa operazione benefica della Posta. Ma ai consumatori non è passato inosservato un dettaglio curioso.
In un momento in cui l'igiene è prioritaria, perché non optare per la variante adesiva? Il portavoce Marco Scossa: «Tempi troppo ristretti».
BELLINZONA - Un'iniziativa lodevole lanciata a inizio aprile dalla Posta. Il progetto "COVID-19 Solidarietà" sta raccogliendo ampi consensi. Ma tra i consumatori non è passato inosservato un dettaglio curioso: i francobolli in vendita (il cui ricavato finisce in beneficenza) non sono adesivi, bensì "da leccare". In un momento storico in cui l'igiene è prioritaria, perché non optare per la variante adesiva?
Le motivazioni – «Il francobollo è stato creato in brevissimo tempo dall’atelier bernese Nulleins Kommunikationsdesign – precisa Marco Scossa, portavoce della Posta –. I grafici e le grafiche hanno lavorato insieme. Ma ognuno da casa propria, per rispettare le distanze. La scelta di optare per la forma “gommatura” e non autoadesiva è in parte da ricondurre ai tempi strettissimi di realizzazione».
Nessun problema di salute pubblica – Scossa fa notare come questa soluzione secondo i vertici del Gigante Giallo non comporti comunque implicazioni di alcun tipo a livello di salute pubblica. «Vorrei invece sottolineare quanto di buono abbiamo fatto. Ad oggi sono stati raccolti oltre 1 milione e mezzo di franchi (1.523.600 per l'esattezza) che saranno interamente devoluti alla Catena della Solidarietà e alla Croce Rossa Svizzera. Con il francobollo "COVID-19 Solidarietà" la Posta si impegna a favore della coesione all’interno della nostra società».