L'esercizio fisico è salutare. Ma se si esagera si possono avere effetti negativi come depressione e aggressività.
La psicologa dello sport Porzia Zara: «Ci sono persone più a rischio rispetto ad altre. La prevenzione è fondamentale»
LUGANO - Salutare, a patto che non sia troppo. Gli svizzeri sono sempre più un popolo di sportivi. Esagerando con l’attività fisica, però, si rischia di cadere nel patologico, addirittura di “ammalarsi di sport”. Il fenomeno è noto come overtraining (sovrallenamento): un carico di allenamento troppo intenso e prolungato che culmina in uno stato di spossatezza-esaurimento. Esattamente come il più noto burnout da lavoro. Ma quando si può parlare a giusto titolo di dipendenza dallo sport? Ne abbiamo parlato con Porzia Zara, esperta di psicologia dello sport.
I sintomi - «Dipende innanzitutto dalla personalità. Ci sono persone più predisposte di altre, come quelle che hanno difficoltà a gestire lo stress e le emozioni», spiega. Poi ci sono una serie di sintomi, che vanno dalla stanchezza mentale, all’escludere gli affetti e gli altri svaghi dalla propria vita. O ancora il senso di colpa per aver saltato un allenamento (depressione, ma anche nervosismo e aggressività), spendere più soldi delle proprie possibilità, allenarsi fino a farsi male (o nonostante gli infortuni). Insomma, lo sport è un po’ come il vino: un bicchiere al giorno fa bene, una bottiglia è decisamente troppo.
Come il vino e il sesso - «La maggior parte delle persone che pratica sport quotidianamente - continua la psicologa - è alla ricerca di una sensazione di appagamento che passa tramite il rilascio di endorfine. Un po’ come succede con il sesso. Più lo si fa e più il corpo viene gratificato». Anche per quello, quindi, è difficile dire basta. Una dipendenza che colpisce soprattutto chi pratica sport da molti anni, come i professionisti: «Quando a seguito di un infortunio, o a causa dell’età, devono smettere, è facile che cadano in depressione. Sia per l’assenza di queste sostanze chimiche, sia perché le giornate sono improvvisamente vuote».
Ricerca della fatica e dell’adrenalina - Non tutti gli sport sono uguali, fa notare ancora Porzia Zara. Quelli cosiddetti di endurance (corsa sulla lunga distanza, nuoto, ecc.) o con una spiccata componente adrenalinica (arrampicata, freeride, ecc.) sono quelli che creano più dipendenza. Ma quindi, quante ore bisogna dedicare allo sport ogni settimana? Naturalmente una risposta univoca non c’è, dipende dall’età, dal tipo di sport e dall’intensità. Ma - professionisti esclusi - «3-4 ore al giorno, tutti i giorni, è certamente troppo», secondo l’esperta.
Prevenire è meglio - Ecco quindi che, come per tutte le dipendenze, la prevenzione diventa fondamentale. «Questa avviene con la modulazione dei carichi di lavoro con adeguati tempi di recupero, con la diversificazione degli allenamenti, l'alimentazione corretta, le valutazioni periodiche, il dialogo con l'atleta e il recupero della dimensione ludica», spiega la psicologa.
Curare è necessario - Quando è ormai troppo tardi, bisogna invece passare alla terapia. Vanno cioè ricercate e risolte, con l’aiuto professionale, le cause psicologiche sottostanti, in modo da ridare il giusto posto al proprio corpo e al proprio organismo. Vengono proposte all'atleta tecniche di mental training, allenando specifiche caratteristiche come la durezza mentale (capacità di recuperare dopo sconfitte ed errori o di mantenere l'attenzione per tempi prolungati) e la resilienza (capacità di resistere alla frustrazione e allo stress), oltre a lavorare sul piacere di fare sport.
Via ansia e pensieri negativi - Se fatto con cognizione di causa, lo sport rimane comunque la panacea di molti mali: contribuisce ad alleviare lo stress, a eliminare l'ansia e a migliorare l'umore. «Inoltre fa dormire, allontana i pensieri negativi e contribuisce ad accrescere l'autostima», conclude Porzia Zara.