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LOCARNESE«Aveva piena coscienza di mentire»

12.06.20 - 17:14
Lui è stato scagionato dalle accuse. Ora chiede che la donna venga condannata per denuncia mendace
Tipress
Il Tribunale federale di Losanna
Il Tribunale federale di Losanna
«Aveva piena coscienza di mentire»
Lui è stato scagionato dalle accuse. Ora chiede che la donna venga condannata per denuncia mendace
L'avvocato Stefano Pizzola ha inoltrato ricorso al Tribunale federale dopo il non luogo a procedere del Ministero Pubblico: «Il ragionamento della Corte dei reclami penali appare evidentemente illogico ed inaccettabile» sostiene

LOCARNESE - Lei lo accusava di violenza carnale per averla costretta, contro la propria volontà, a subire un rapporto sessuale. Lui, il vicino di casa, oggi 34enne, venne incarcerato per 43 giorni, ma nel gennaio 2018 fu prosciolto dalla Corte delle assise criminali da tutte le imputazioni, tra cui quella di minaccia: «Guai a te se vai a parlare con qualcuno o se chiami la Polizia, io ti curo, ti rovino la faccia con l’acido» fu la frase riferita dalla presunta vittima.

Ferite aperte - Presunta perché il giudice ritenne che il rapporto sessuale tra i due fu consenziente. La sentenza, non motivata per iscritto, è cresciuta nel frattempo in giudicato. Ma non tutte le ferite si sono rimarginate. Tanto che l’imputato di allora che negli scorsi giorni ha presentato ricorso al Tribunale federale. All’ultima istanza si arriva dopo che il 34enne, la scorsa estate, decide di denunciare la donna per il reato di denuncia mendace in relazione alle accuse mosse nei suoi confronti. Ma la procuratrice non è dello stesso parere e decreta il non luogo a procedere. Sulla stessa linea, siccome l'uomo impugna il decreto, rimane la Corte dei reclami penali (CRP) che, lo scorso 30 aprile, respinge il ricorso. La CRP fonda il suo giudizio soprattutto sulle argomentazioni della perita («Se ha mentito sa di averlo fatto. A mio modo di vedere quello che ha raccontato è vero - sostenne la dottoressa - nel senso che è stato vissuto così, perché non è una realtà costruita o immaginata. È una realtà toccata con mano»). La CRP scrive: «Non si può ritenere che la signora lo abbia intenzionalmente denunciato sapendo di dire cosa non vera. Le parole del perito non possono essere interpretate in altro modo».

«Ragionamento illogico» - Una lettura dei fatti che oggi viene fermamente contestata da Stefano Pizzola, l’avvocato del 34enne: «Non si possono accettare per vere - si legge nel ricorso - le affermazioni della perita quando sostiene che la signora ha vissuto il fatto sessuale come vero, per poi ignorare che la stessa, così ha accertato la Corte delle assise criminali, ha palesemente mentito anche sulle minacce». Per il legale «il ragionamento della CRP appare evidentemente illogico ed inaccettabile». Tra le righe del ricorso vengono criticati il presunto debordare della perita che «invece di limitarsi a rispondere ai quesiti (...) dà evidentemente una sua opinione, non richiesta, in merito allo svolgimento dei fatti. Opinione, non lo sottolineeremo mai abbastanza, non seguita dalla Corte delle assise criminali».

«Sapeva di mentire» - Secondo l'avvocato Pizzola è fuori discussione che essendo il suo cliente stato prosciolto deve essere considerato innocente dalle accuse mossegli: «La stessa perita dichiara chiaramente che la signora sapeva di aver mentito. Sono quindi dati gli elementi oggettivi e soggettivi del reato di denuncia mendace». E ancora: «Il fatto che la signora fosse perfettamente in grado di capire cosa raccontava non può che portare nuovamente alla conclusione che ha mentito avendo piena coscienza di quanto faceva». In altre parole, se quella minaccia secondo il tribunale non fu pronunciata, la donna che la riferì ha mentito consapevolmente? È questa la domanda di fondo a cui dovranno rispondere i giudici di Losanna.

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