Lunedì in Parlamento si discute per una maggiore protezione delle donne dopo il parto. La storia di Claudia.
«Sono stata umiliata come donna e come lavoratrice – racconta la 30enne –. È una questione di rispetto e di dignità».
MENDRISIO - Più protezione per le neomamme ticinesi. Sarà una giornata di fuoco quella di lunedì in Parlamento. A Bellinzona si dibatterà sull’iniziativa di Giorgio Fonio e Fiorenzo Dadò (PPD), che chiede di allungare da 4 mesi a 12 il periodo di tutela da un eventuale licenziamento.
Tra chi è in attesa del verdetto, anche Claudia (vero nome noto alla redazione), 30enne del Medrisiotto, licenziata di recente dopo avere partorito per la seconda volta. «Per me è stata un’umiliazione, come donna, come mamma e come lavoratrice».
Meglio il maschio – Il Parlamento ticinese è spaccato in due. Da una parte PPD, PS e Verdi chiedono un anno di protezione per le neomamme. Dall’altra Lega e PLR propongono "solo" 6 mesi (dunque 2 in più dei 4 attuali). Claudia lavorava come impiegata d’ufficio, era parecchio stimata in azienda. Eppure, poco prima dello scorso Natale, quando si apprestava al rientro, le sono state dette cose orribili. «Stavano per scadere i 4 mesi di congedo. E dunque mi sono ripresentata al colloquio per pianificare il mio ritorno. Mi hanno detto che preferivano puntare su un maschio, perché lui non si sarebbe dovuto assentare per ragioni legate alla maternità».
Quanta ipocrisia – Claudia aveva chiesto un tempo parziale. «Ma mi è stato negato pure quello. Strano, perché ad altri miei colleghi era stato concesso. Ho capito che mi volevano fare fuori e basta. E pensare che le stesse persone che mi hanno annunciato il licenziamento, pochi mesi prima si erano congratulate con me per la nascita di mio figlio. Mi sono sentita tradita. Mancavano pochi giorni a Natale. Formalmente non potevano ancora licenziarmi, ero ancora in congedo. Ma volevano pure fare la bella faccia facendo finta di essere stati gentili a darmi questo preavviso. Come se mi avessero fatto un piacere. Sono rimasta di stucco di fronte a tanta ipocrisia, senza parole».
Un'esperienza bellissima – La 30enne del Mendrisiotto ha accettato di raccontare la sua storia a Tio/20Minuti perché ritiene urgente una riflessione sul tema della tutela delle neomamme. «Questo era il mio secondo figlio. Essere mamma è una cosa bellissima. Ma una società impostata così te la fa vivere come un incubo. Ci vuole veramente più correttezza. È una questione di rispetto e di dignità».