Norme anti Covid troppo restrittive? Polemiche alla Casa di riposo don Guanella. C’è chi ha scritto al medico cantonale.
«Noi applichiamo le direttive ufficiali – sostiene il direttore della struttura Matteo Talleri –. Difficile accontentare tutti».
MAGGIA - Case per anziani di nuovo sotto pressione a causa delle misure anti Covid-19. Stavolta, tuttavia, per un presunto eccesso di sicurezza. Nel mirino, la Casa di riposo don Guanella di Maggia, dove le misure sarebbero tuttora parecchio rigide. Alcune famiglie con parenti nella struttura si sarebbero rivolte addirittura al medico cantonale. «Abbiamo ricevuto lamentele scritte da due famiglie – conferma Matteo Talleri, direttore della casa di riposo –. A noi comunque non risulta di seguire una linea particolarmente dura».
Contatto fisico ridotto – In realtà i malumori sembrano estesi a ben più di due famiglie. Diversi famigliari degli ospiti si lamenterebbero di non avere un contatto umano con i loro cari. «Possiamo andare a trovarli solo una volta ogni dieci giorni – racconta una persona –. Il contatto fisico può essere solo di cinque minuti. Per il resto bisogna stare a quasi due metri di distanza e con una parete di plexiglas in mezzo».
La mascherina della discordia – «Gli ospiti della struttura (un’ottantina in totale) – fa notare un altro testimone – sono costretti a usare la mascherina. Questo dopo il caso Woodstock, il locale notturno di Arbedo in cui è stato riscontrato un positivo al Covid. È totalmente assurdo. Queste persone già non possono contare sull’affetto dei famigliari. Ora non possono praticamente interagire neanche tra loro. Ogni anziano deve mangiare da solo».
Animazione ridotta – Dall’8 marzo era stato nettamente ridotto anche il servizio di animazione, ripreso in maniera "più soft" qualche settimana fa. «Ogni tanto adesso gli ospiti possono uscire in giardino – riprende il nostro interlocutore –, a piccoli gruppi. Sempre con la mascherina. Mia madre in quattro mesi è deperita a vista d’occhio».
Indicazioni seguite alla lettera – Meglio morire di Covid o di solitudine? Domanda provocatoria che, tuttavia, sorge spontanea di fronte a una simile situazione. Talleri è chiaro: «La mascherina? Serve perché molti ospiti non riescono a tenere la distanza di sicurezza tra loro. Le indicazioni ufficiali relative alla riapertura, inoltre, comportano il rispetto di una serie di misure atte a prevenire il diffondersi del virus durante le visite».
Visite su appuntamento – Già. Ma mentre in altre strutture vi è ora un allentamento delle restrizioni, in seguito a quanto stabilito dalle autorità a fine maggio, questo non accade a Maggia. «Le visite – replica il direttore – avvengono previo appuntamento, e si svolgono in un locale appositamente adattato e completamente isolato dal resto della struttura dove gli ospiti accedono da un percorso totalmente separato da quello dei parenti in visita. Seguiamo in tutto e per tutto le direttive del medico cantonale».
A 180 centimetri di distanza – All’entrata del locale delle visite si invitano i visitatori a lasciare i loro oggetti personali su un apposito mobile, a disinfettarsi le mani e a indossare la mascherina. «In seguito si verifica lo stato di salute dei visitatori, che poi prendono posto a un lato del tavolo che suddivide il locale, mentre dall’altro siede il residente. La distanza tra le due postazioni, tra un lato e l’altro del tavolo, è di 180 centimetri».
Il plexiglass di mezzo – Pertanto, non essendoci la lontananza richiesta di 2 metri, la visita avviene con l’uso della mascherina. «Al centro del tavolo è stata collocata, per maggiore sicurezza di tutti, una leggera barriera in plexiglass. Al termine della visita il locale viene sanificato. Qualora venisse richiesto in anticipo, i visitatori hanno la possibilità di abbracciare i loro cari seguendo le norme di protezione indicate e l’utilizzo di mascherina e camice di protezione».
Novità in vista – Per quanto riguarda le visite esterne, la struttura si sta organizzando attraverso l’allestimento di una terrazza. «Ci rendiamo conto che per le famiglie molto presenti all’interno della struttura prima della chiusura e abituate a un contatto giornaliero con il loro caro, sia complicato dovere convivere con le limitazioni, di tempistica e di frequenza imposte. Purtroppo difficilmente riusciamo a soddisfare i bisogni di tutti».