Nel 2017, in retromarcia, un giovane ha distrutto il veicolo di una donna, che ha preteso la riparazione totale.
Il padre del ragazzo: «Attenti ai datori di lavoro dei vostri figli». Il garagista: «Questi ragazzi devono prendersi le loro responsabilità».
MENDRISIO - Tre anni. È il tempo che ci è voluto per risolvere l’annosa questione legale in cui era coinvolto suo figlio, contro il datore di lavoro da cui ha svolto parte dell’apprendistato. Anzi, in realtà non si è neppure risolta. E ora lui vuole mandare un messaggio: «Fate attenzione alle persone da cui i vostri figli trovano lavoro».
I fatti - M. nel 2017 ha stipulato un contratto di tirocinio con un garage quale meccanico d’auto. Durante l’apprendistato, in fase di retromarcia, ha causato un grave danno all’auto di una cliente (oltre 5’000 franchi). Il garagista si è rivolto all’assicurazione RC che gli ha però comunicato che il valore del veicolo (1’400 franchi circa) era inferiore ai costi necessari per la riparazione, pretesa dalla proprietaria in quanto legata all’auto affettivamente (che aveva portato in garage solo per il cambio gomme). L'auto è tornata come nuova, ma a spese del garage.
Un genitore infuriato - Invocando la negligenza dell’apprendista, il datore di lavoro ha preteso da lui la copertura dei costi sostenuti. Quando il padre l’ha scoperto, è andato su tutte le furie: «Non è normale chiedere a un ragazzo 5’000 franchi. Mio figlio era disperato e ha versato a mia insaputa un anticipo di 1’000 franchi. A cosa serve avere un contratto presso un garage se poi l’assicurazione di questo non paga? Sul posto di lavoro a volte si commettono errori».
Il dettaglio che fa la differenza - I rapporti tra datore di lavoro e apprendista si sono incrinati e il contratto di tirocinio è stato rescisso. Ma quanto accaduto è finito davanti al Giudice di pace. Che, a marzo 2020, ha dato il suo responso. E nessuna delle due parti ha avuto “ragione”. Nella rescissione del contratto, infatti, le parti concordavano di «rinunciare a qualsiasi pretesa di risarcimento per danni o altro titolo». E questo dettaglio ha messo, forzatamente, la parola “fine” al contenzioso.
Due campane, due versioni - Da una parte c’è un genitore indignato: «L’ex datore di lavoro aveva emesso un precetto esecutivo. E mio figlio ha dovuto rinunciare al desiderio di diventare Guardia di confine - racconta -. Ha concluso l’apprendistato altrove ed è andato avanti con la sua vita, ma bisogna fare attenzione alle aziende in cui i nostri figli finiscono a lavorare». Dall’altra il garagista racconta di un ragazzo che «era già stato licenziato altrove» e la cui negligenza commessa «non era affatto la prima». E rilancia l’appello: «L’apprendistato è un’opportunità. Servono impegno e attenzione nei confronti della propria formazione, anche pratica».
Diligenza e obblighi - Cosa dice la legge? «Il lavoratore deve eseguire diligentemente e con cura il lavoro che gli è stato affidato» (Codice obbligazioni). «Violando tale dovere il lavoratore non adempie le obbligazioni derivanti dal contratto, e può comportare per lui l’obbligo di riparare il danno cagionato per negligenza». La colpa è presunta e «compete al datore di lavoro l’onere di dimostrare la prova del danno, la violazione degli obblighi contrattuali, nonché l’esistenza di un nesso di causalità».
In un momento in cui anche trovare un posto di apprendistato non è per niente facile, anche a causa della crisi causata dal Covid-19, l’impegno e la professionalità sono componenti necessarie all’inizio di un percorso formativo e professionale. Da ambo le parti.