Alcune strutture elvetiche stanno facendo i conti con un calo dei visitatori pari all'80%
A tu per tu con Tobia Bezzola, direttore del MASI: «Per i grandi progetti dobbiamo aspettare che la situazione si normalizzi»
LUGANO - La grande protagonista dell'estate espositiva luganese avrebbe dovuto essere la mostra dedicata ai capolavori di Monet, Cézanne e Van Gogh della collezione Emil Bührle. Ma l'evento, inizialmente in programma negli spazi del Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI) dal 10 maggio al 30 agosto, è stato annullato a causa dell'emergenza Covid-19. Una situazione, questa, che si è verificata in tutte le strutture espositive elvetiche, che hanno dovuto anche fare i conti con quasi due mesi di chiusura forzata durante il periodo di lockdown.
E ora per i musei svizzeri non è affatto facile risollevarsi. «Il quadro generale purtroppo è piuttosto negativo: non ci sono ancora dati ufficiali, ma si stima che la maggior parte delle strutture abbia riscontrato un calo dell'afflusso dei visitatori nella misura del 50-60% e in alcuni casi anche dell'80%» ci dice lo storico dell'arte Tobia Bezzola, presidente dell'associazione svizzera dei professionisti dei musei ICOM. E in veste di direttore del MASI aggiunge: «Il MASI per fortuna ha potuto beneficiare in questi ultimi mesi della grande affluenza di turisti in Ticino che hanno apprezzato in particolare la mostra pop up del fotografo Lois Hechenblaikner “Ischgl and more”».
Quali sono i principali fattori alla base dell'attuale andamento dei musei?
«I fattori determinanti sono tre: in primo luogo l’ubicazione del museo e quanto la regione in cui si trova sia stata colpita dal virus, in secondo luogo il tipo di finanziamento e la dimensione del museo (piccole istituzioni che devono sostanzialmente autofinanziarsi si trovano in maggiore difficoltà) e infine la provenienza del pubblico, molti musei faticano a vivere esclusivamente con pubblico locale e risentono molto del calo di afflusso da altre zone del paese e dall’estero».
I musei elvetici ce la faranno a superare la crisi?
«Questo dipenderà in gran parte dalla necessità o meno di mantenere in vigore le norme di distanziamento sociale a lungo termine. Visitare un museo è un’esperienza sociale: anche i vernissage, le attività di mediazione culturale con gruppi e scuole, e gli eventi per gli sponsor sono fondamentali per la sopravvivenza dei musei».
Quando ci potremo attendere - per esempio al MASI - il ritorno di grandi mostre?
«Abbiamo pronti importanti progetti espositivi ma dobbiamo attendere che la situazione si normalizzi per poterli presentare: sono necessarie condizioni ottimali di affluenza per permettere il successo di una grande mostra».
Quali mostre sono previste nei prossimi mesi al MASI?
«Già fra due settimane inaugureremo nella sede di Palazzo Reali la mostra dedicata al fotografo luganese Vincenzo Vicari e a seguire la retrospettiva dedicata all’artista ticinese Paolo Mazzucchelli e l’omaggio allo scultore svizzero Hans Josephsohn nella sede LAC. Il MASI non si ferma e vuole continuare a offrire una programmazione variegata e stimolante».