A luglio picco d'incidenti, ma a preoccupare è la convivenza coi pedoni. Le raccomandazioni del presidente di Pro Velo
Secondo Marco Vitali il flusso sulle ciclopedonali andrebbe diviso. «Il casco? «Ne raccomandiamo l'uso, ma trovo arrogante imporne l'obbligo, quando si fa troppo poco per garantire la sicurezza in altro modo»
LUGANO - Accelera il numero degli incidenti stradali con bici elettriche coinvolte. A luglio in Ticino si è registrato il picco record, 7 casi, contro i 3 nello stesso mese del 2019 e i 2 dell’anno prima. E agosto - funestato pochi giorni fa dalla caduta letale di un 62enne in zona Alpe Cardada - non promette bene. Negli ultimi anni la tendenza è all’aumento, rileva la Polizia cantonale: «In quest’ottica e con obiettivo privilegiato le e-bike, vi è in corso, tramite filmati pubblicati anche sui social, una nostra campagna di prevenzione con Strade Sicure».
Attriti e scintille - Ma più che l’aumento dei sinistri, quasi fisiologico e legato al boom dell’utilizzo del mezzo di trasporto autonomo innescato dal Covid, preoccupano gli attriti crescenti con gli altri utenti della strada. Ad Agno, di recente, il Municipio ha chiesto, invano, al Cantone di bandire le e-bike più veloci dalla ciclopedonale a lago. Inoltre si dibatte sull’obbligo generalizzato del casco (oggi in vigore solo per i modelli “rapidi”, che corrono fino ai 45 km/h), e in più si parla di regolamentare l’uso di queste due ruote.
«Separare i flussi» - Bici elettriche vittime del proprio successo? «Le e-bike hanno democratizzato l’uso della bicicletta» sostiene Marco Vitali, presidente di Pro Velo Ticino. Da un utilizzo più diffuso e popolare può nascere qualche problema: «L’inesperienza - concorda l’ex ciclista professionista - può essere all’origine di qualche difficoltà alla guida dell’e-bike. Ma questa è la ragione per cui noi diciamo che bisognerebbe garantire più sicurezza sulle nostre strade con percorsi dedicati». Quanto alle ciclopedonali, il parere di Vitali è chiaro: «I flussi tra pedoni e ciclisti andrebbero, quando possibile, divisi. Invece se ne realizzano ancora con una larghezza non adeguata e senza separazioni. Qualcosa sta cambiando, in meglio, come dimostra il nuovo ponte sulla Maggia».
Pedalando tra diritti e doveri - Ai diritti del ciclista, da sempre minacciato da un traffico motorizzato dilagante, corrispondono però anche dei doveri: «La nostra raccomandazione è di segnalare il proprio arrivo, rallentare quando ci sono pedoni e tenere le distanze. Quel metro e mezzo che pretendiamo dagli automobilisti in sorpasso, andrebbe osservato anche dalle bici verso chi cammina. È una regola di buona convivenza e di rispetto reciproco». Tra gli inviti, e qui diamo la parola per un inciso al broker assicurativo Mirko Giorgi, c’è anche quello di avere una copertura assicurativa: «Al momento - conferma l’assicuratore - non vi è nessun obbligo di stipulare una responsabilità civile per l’utilizzo di una bicicletta con pedalata assistita al di sotto dei 25 km/h. Una normale polizza Rc senza supplementi comprende anche questa copertura».
Casco: «Imposizione arrogante» - Guidare nel traffico è una questione di testa, in tutti i sensi: «Noi raccomandiamo l’uso del casco, ma renderlo obbligatorio crea più inconvenienti che vantaggi. Ci sarebbero problemi di messa a disposizione nel bike sharing. In più, ora, si sono aggiunte anche le misure d'igiene. Sarebbe complicato e penalizzerebbe troppo l’uso della bici elettrica lenta specialmente per le brevi distanze. Inoltre nessuno ci ha ancora fornito una statistica dettagliata che dimostri grossi danni per mancato uso del casco. Trovo arrogante l’imposizione del casco quando si fa troppo poco per garantire la sicurezza in altro modo». Come? «Anche abbassando i limiti di velocità. Ad esempio sulla strada cantonale tra Melide e Paradiso, un tracciato stretto, senza ciclabile e con scarsa visuale, dove andrebbero messi i 50 km/h per tutelare i ciclisti. Invece l’amministrazione cantonale, in cui scarseggiano evidentemente i ciclisti, ribatte che si darebbe alle bici una falsa sicurezza. Ma non è vero».