L'oncologo ticinese sul programma radiofonico: «Ha fornito informazioni parziali e non veritiere».
A sostenere il medico anche una settantina di personalità che hanno sottoscritto la segnalazione all’autorità federale di sorveglianza radiotelevisiva.
LUGANO -
Franco Cavalli ha recentemente inoltrato denuncia all’autorità federale di sorveglianza radiotelevisiva contro la trasmissione “Les médecins cubains envoyés à l'étranger en renfort dans la lutte contre le coronavirus”, andata in onda nell’emissione radiofonica “Tout un monde” il 13 maggio scorso alla Radio Romanda. E lo ha fatto con l’appoggio di una settantina di personalità (tra cui Dick Marty, Jean Ziegler e diversi professori delle facoltà di medicine svizzere).
«Questa denuncia - sottolinea il medico ticinese - l’ho fatta quale presidente di Medicuba Europa, un’associazione che ha sede in Ticino e che coordina le attività di 14 sezioni nazionali sul continente».
Lo scopo di Medicuba Europa, spiega Cavalli, è il sostegno al sistema sanitario cubano incluso l’appoggio materiale per le oltre 80 missioni mediche ed infermieristiche che Cuba intrattiene in almeno 4 continenti.
«Denunce simili - spiega - sono state inoltrate da Medicuba Svizzera nonché dall’Associazione Svizzera-Cuba in quanto la succitata trasmissione ha cercato di dimostrare in modo scorretto che le missioni mediche cubane, comprese quelle realizzate recentemente per aiutare molti paesi a combattere la pandemia da Coronavirus, rappresentano una forma moderna di “tratta degli schiavi”».
Secondo Cavalli, questa tesi sarebbe stata «inventata» dall’attuale amministrazione americana, che - sottolinea - «sta approfittando della pandemia per cercare d’affamare l’isola caraibica, tesi con cui tenta a suon di dollari di screditare queste missioni estremamente popolari e ben accolte da tutti i paesi, tanto che attualmente c’è un movimento internazionale che le sta proponendo per il premio Nobel della pace».
La trasmissione della Radio Romanda, secondo l'oncologo ticinese, si è basata «unicamente su testimonianze di noti oppositori al governo dell’Avana, su una presentazione assolutamente unilaterale, parziale e spesso inveritiera dei fatti ed è avvenuta senza alcun contraddittorio. In questo senso quindi era in netto contrasto con gli articoli della Legge Radiotelevisiva, che esige che il nostro servizio pubblico garantisca un minimo di oggettività».