I ritardi nella realizzazione della slittovia hanno spazientito Giovanni Frapolli che critica il patriziato locale
Attacco anche alla popolazione indigena: «Gente sempre polemica e ostile nei confronti delle mie iniziative»
BOSCO GURIN - «Non nascondo di aver perso la pazienza. Mi chiedo, spesso, chi me lo fa fare. Quest’inverno curerò ancora la gestione della destinazione. Ma potrebbe anche essere l’ultima stagione del sottoscritto».
Parole dure quelle di Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti turistici di Bosco Gurin. L'oggetto dello sfogo è la celebre slittovia, che da tre anni dall'avvio dei lavori, non è ancora stata realizzata. Un progetto che sta incontrando diversi intoppi: un po' le avverse condizioni climatiche che non hanno giocato spesso a favore di Frapolli, poi ci si è messo anche il Covid che ha rappresentato un battuta d'arresto sul fronte dei lavori, e infine - ed è qui l'affondo - un certo comportamento restio da parte della popolazione locale e che - a suo dire - metterebbe continuamente il bastone tra le ruote. «Non nascondo la mia delusione e la mia amarezza nei confronti di una parte della popolazione indigena» si è sfogato Frapolli sulle pagine de laRegione Ticino. Se la prende anche con i cosiddetti patrizi. «I fondatori di questa stazione furono proprio dei veri patrizi e oggi, al loro posto, ci sono persone ingrate verso chi li ha preceduti. Gente sempre polemica e ostile nei confronti delle mie iniziative. Dall’avvio del progetto Bosco 2000 a oggi, un sacco di ostacoli posti sul mio cammino mi hanno reso le cose difficili, mi hanno logorato. Non nascondo di aver perso la pazienza. Vengo sbeffeggiato e deriso quando presento qualche novità, come la zip-line».
Si sente come "un forestiero che vuole imporre le sue scelte", Frapolli, e non nasconde la fatica di far capire a una parte della popolazione locale che solo se si riesce a portare a Bosco Gurin «un turismo di qualità, rispettoso dell’ambiente, l’alta Valle avrà un futuro».
Per Giovanni Frapolli potrebbe trattarsi dell'ultimo inverno. «Dico sul serio. Mi sembra di muovermi nel deserto dei tartari. Intendo ultimare i miei piani e consegnare ai ticinesi un pacchetto turistico Bosco Gurin il più possibile completo. Poi si vedrà. Tra le ipotesi, non nascondo, potrebbe anche esserci la vendita del complesso con smantellamento delle infrastrutture».
Comunque si sta continuando a lavorare e a Natale gli impianti dovrebbero riaprire. Ricordiamo che i costi preventivati inizialmente con un milione e 600mila franchi, sono lievitati oggi a quota 2 milioni.