C'è chi è tornato a vivere con i genitori. Chi tace per vergogna. Ma la crisi «sta facendo una strage» tra i freelance
La testimonianza di Domenico Amodeo, designer 50enne, che ha scritto una lettera al governo
LUGANO - Anche loro in un certo senso sono "pazienti a rischio". Grafici, designer, programmatori, videomaker. In rianimazione per la crisi economica legata al Covid, sopravvivono attaccati agli aiuti stanziati da Berna. Mercoledì hanno tirato un sospiro di sollievo, dopo l'annuncio che le indennità per la perdita di guadagno (Ipg) verranno reintrodotte fino a giugno.
Ma basterà? Per Domenico Amodeo, designer 50enne con base a Curio, la buona notizia «non risolve affatto il problema» e quello deciso dal Consiglio federale «è soltanto un aiutino». Martedì ha scritto una lettera a diverse autorità - compreso il direttore del Dfe Christian Vitta - per lanciare un appello a nome del settore. «La crisi generata dalle chiusure imposte dalla pandemia è molto più ampia di quanto si pensi» avverte.
Non è il solo campanello d'allarme. Lo stop a locali ed eventi è stato una batosta per Federica*, grafica 23enne, che a ottobre da Lugano è tornata a vivere dai genitori a Caslano. Il motivo: «Troppi eventi annullati, e collaborazioni cancellate». Non riusciva più a pagare l'affitto.
La cancellazione degli eventi aziendali - per ragioni sanitarie - ha invece colpito duramente Giovanni, copywriter 43enne. Anche le difficoltà di editoria e pubblicità, con cui collabora "a cottimo", pesano sul portafogli. «I lavori con l'Italia in particolare sono crollati a zero».
I freelance indipendenti non hanno un'associazione di categoria, in Ticino: molti lavorano con il digitale, nelle cosiddette "nuove professioni". Le chiusure imposte a ristorazione e vita notturna hanno fatto scalpore «ma non si dice mai che a rimetterci sono anche i professionisti creativi» sottolinea Amodeo. «Molti colleghi però hanno paura anche solo di dire che sono in difficoltà. Hanno paura di squalificarsi».
In un settore dove l'immagine è cruciale, Amodeo - che conta su «una clientela consolidata» - non teme di parlare di numeri. Le indennità? «Coprono un decimo delle entrate, il problema rimane». Il prestito ponte? «Per me è stato utilissimo. Ma molti ne sono stati esclusi, specie i piccoli, e le imprese nate da poco». Al netto degli aiuti, insomma, l'inverno si preannuncia lungo. Il rischio più grande: che a fine pandemia i creativi abbiano cambiato mestiere.