Così i talleri di cioccolato andranno a sostenere la valorizzazione dei prati pensili della Bavona
CAVERGNO - Li vendono gli allievi di tutta la Confederazione. Sono i talleri di cioccolato, promossi dal Patrimonio svizzero e da Pro Natura. Quest’anno, parte del ricavato, andrà a sostenere la valorizzazione dei prati pensili della Valle Bavona. «Si tratta di massi – sottolinea Rachele Gadea-Martini, coordinatrice della Fondazione Valle Bavona – che nel corso dei secoli hanno sfamato centinaia di persone».
Per capire cosa sta dietro a queste rocce storiche, bisogna tornare agli smottamenti e alle alluvioni del 1500, quando nella regione si staccarono diverse rocce dalla montagna. «Disastri legati al forte disboscamento nei secoli precedenti. Venendo a mancare campagna e terreni, gli abitanti della valle iniziarono a coltivare sopra questi massi, creando orti e prati di fortuna di varie dimensioni, a seconda della grandezza del sasso stesso. Si coltivavano cereali e cipolle soprattutto, cibo povero. Spesso anche solo fieno, il “fieno dei sassi”, appunto».
Massi che ricordano ai ticinesi come fatica e ingegno fossero parte integrante della quotidianità di un tempo. «Il più grande e attrattivo, in questo momento, è in territorio di Sonlerto. Ci rammenta le condizioni estreme che si sono create in questa zona, e quanto fosse dura l’esistenza di chi abitava tra queste montagne. Ci mostra, inoltre, anche il modo in cui la gente ideava soluzioni per sopravvivere. C’è, ad esempio, un masso meraviglioso in cui si nota l’incredibile lavorazione per renderlo agibile. Spesso sotto i massi c’erano delle cantine, o addirittura delle abitazioni. Non possiamo permettere che queste testimonianze vengano inghiottite dal bosco. Finora abbiamo censito circa 150 oggetti per una superficie totale stimata a circa 7.000 metri quadrati».