I ticinesi sembrano averlo capito. Il consumo pro-capite è dimezzato. Ma molti hanno ancora idee errate
LUGANO - Gli antibiotici non servono contro il Covid, e questo - forse - lo abbiamo capito. Il Ticino è storicamente il cantone in cui ci si "imbottisce" di più di farmaci antibatterici, ma quest'anno finalmente si registra una controtendenza.
Lo rivela uno studio pubblicato oggi dall'istituto DemoSCOPE, su mandato dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). I ticinesi - stando all'indagine - fanno molto meno uso di antibiotici rispetto al passato: il consumo pro capite si è dimezzato nel 2020 rispetto al dato registrato nel 2016.
Buone notizie, visti i rischi dell'assuefazione. Eppure ancora molti - e questo non vale solo per il Ticino, ma a livello federale - credono erroneamente che gli antibiotici siano efficaci contro i virus. Un dato non irrilevante, in tempo di Covid e assalti alle farmacie.
Se il 22 per cento degli svizzeri ne assume almeno una volta all'anno, a Sud delle Alpi la percentuale degli "habitue" è calata dal 33 per cento del 2016 al 17 per cento attuale. Sembrano avere effetto, insomma, le campagne di sensibilizzazione sull'assuefazione da antibiotici. Un po' meno quelle di informazione sull'utilizzo. Il 29 per cento degli intervistati ha dimostrato di non sapere che i farmaci in questione sono assolutamente inefficaci contro i virus. Il numero è in calo (nel 2016 erano il 36 per cento) ma non così tanto. Il 10 per cento degli svizzeri inoltre afferma di «non avere idee» al riguardo.
Poco incoraggiante anche il fatto che - stando all'indagine - solo il 38 per cento degli intervistati seguirebbe le prescrizioni sulla durata di assunzione dei farmaci. Una percentuale in calo rispetto agli anni scorsi.