Il sindacato Unia ha presentato un'analisi dettagliata del fenomeno, analizzando la situazione su 132 cantieri.
Mascherine e disinfettanti presenti, ma non ovunque. Tracciamento (quasi) assente. Quarantene non rispettate. Distanziamento problematico. Il sindacato denuncia uno «scenario desolante» in diversi cantieri: «Chiediamo maggiori controlli a SUVA e Cantone».
BELLINZONA - «La responsabilità delle imprese lascia a desiderare per quanto riguarda il rispetto delle misure anti-Covid sui cantieri». È questa la conclusione di un'analisi statistica condotta da Unia tra l'11 e il 17 novembre su 132 cantieri ticinesi, numero questo che corrisponde a circa il 13-15% del totale, e che è stata presentata oggi durante una conferenza stampa su Zoom.
«Situazione catastrofica» - Un grido d'allarme in questo senso era già stato lanciato - lo scorso 9 novembre - dai delegati nazionali del settore edilizia del sindacato che avevano denunciato la «situazione catastrofica» vissuta sui cantieri elvetici per quanto riguarda la protezione individuale anti-covid 19. Lo scenario è desolante e mostra «distanze non rispettate, poche mascherine, mancanza di messa in quarantena malgrado colleghi trovati positivi e controlli rari».
Le cinque misure - Prendendo spunto dalla situazione nazionale, il sindacato Unia Regione Ticino e Moesa ha voluto approfondire e valutare quella ticinese. E le cose, come detto, non sono andate benissimo. Il sindacato ha infatti posto domande relative le cinque principali misure di prevenzione della salute degli edili: ovvero presenza e fornitura di disinfettante e mascherine, applicazione o meno di un sistema di tracciamento, aumento o meno del numero di baracche e della loro igienizzazione.
Una su quattro senza disinfettante - La prima misura esaminata da Unia, è quella relativa alla presenza di disinfettante. Una prevenzione facilmente attuabile, diranno molti, ma che però non viene rispettata da tutti. Anzi. «33 ditte - precisa il sindacato - non fornisce infatti il prodotto». Sul posizionamento, quasi il 69% dei cantieri riforniti afferma che il disinfettante «è presente solo nelle baracche», mentre in più del 74% dei cantieri sondati «non esistono apposite postazioni con disinfettante» a disposizione dei lavoratori all'esterno.
Disinfettante | Sì | No |
Fornito dalla ditta | 75% | 25% |
Presente in baracca | 68.94% | 31.06% |
Sono presenti delle postazioni sul cantiere | 25.76% | 74.24% |
Venti imprese non forniscono la mascherina - Per quanto riguarda le mascherine protettive, in 112 cantieri «questo fondamentale strumento di protezione» viene fornito dall'impresa. Interessante è però valutare anche la frequenza con cui le mascherine vengono messe a disposizione degli operai. Quattro cantieri su cinque hanno precisato di fornirla «su richiesta», mentre quasi il 10% le consegna «giornalmente» ai lavoratori. E solo il 7% «molto raramente». Ma quello che preoccupa Unia veramente è che venti imprese non forniscano mascherine ai loro dipendenti. «Siamo stupiti e amareggiati che non si sentano minimamente in obbligo di fornire alle proprie maestranze questo semplice ma basilare strumento di protezione individuale».
Mascherine | Sì | No |
Fornite dalla ditta | 84.85% | 15.15% |
Tracciamento questo sconosciuto - Nella maggioranza dei cantieri il tracciamento è considerato un orpello inutile. E non viene neppure tenuto un registro all'entrata. E se questo non è un grosso problema in quelli piccoli, dove bene o male le maestranze si conoscono, diventa invece enorme nei cantieri più grandi. Dopo il lockdown, rivela l'analisi di Unia, solo 30 ditte hanno introdotto un sistema di tracciamento. E solo sei lo ha mantenuto in vigore «seriamente» per almeno quattro mesi. Ancora peggio i risultati relativi alla seconda ondata: solo diciotto ditte hanno infatti introdotto il contact-tracing. «Di conseguenza - precisa Unia - è impossibile affermare che nei cantieri ticinesi non ci siano focolai del virus poiché non esiste alcuna possibilità di tracciare la propagazione dello stesso a partire da questi posti di lavoro. Se a ciò si aggiunge il fatto, più volte denunciato, che molti imprenditori nascondono quarantena e contagi dei propri dipendenti, lo scenario risulta allarmante».
Tracciamento cantiere | Sì | No |
Dopo il lockdown è stato introdotto? | 22.73% | 77.27% |
Distanziamento e pulizia baracche - Anche per quanto riguarda distanze e igiene nelle baracche le cose non vanno benissimo. Le distanze sono infatti rispettate solo in 75 cantieri e solo il 14.29% delle aziende hanno pensato a soluzioni alternative, come far mangiare i dipendenti a turni, per risolvere il problema. «Ciò significa - precisa Unia - che la responsabilità nel trovare una soluzione è scaricata agli operai, i quali devono ricavare dei locali mensa alternativi». Nella bella stagione, naturalmente, questo problema non si poneva, ma tutto è cambiato con l'arrivo del freddo». Anche per quanto riguarda l'igiene e la pulizia dei locali comuni (baracche e bagni) non si ravvisano cambiamenti tra la fase normale e quella post lockdown. «Anche qui - conclude Unia - sono gli operai che cercano di ovviare a questo problema, naturalmente sprovvisti degli strumenti tecnici specifici».
Distanziamento e igiene baracche | Sì | No |
Le baracche sono abbastanza grandi per rispettare le distanze? | 57.58% | 42.42% |
Se non c'è abbastanza spazio, sono organizzati turni? | 14.29% | 85.71% |
Baracche e bagni sono lavati con maggiore frequenza e igienizzati? | 19.70% | 80.30% |
Pochissimi controlli - In tutti i cantieri visitati è stata confermata, da parte degli operai, la totale assenza d'interventi specifici supplementari relativi all’applicazione conforme dei “controlli Covid-19 sui cantieri” definiti dalla Seco e della Suva. «L'inchiesta - precisa Unia - mette in evidenza come sui cantieri la lotta alla pandemia sia un fattore chiaramente secondario davanti agli imperativi di continuare a macinare cifra d’affari e profitti. Evidentemente i martellanti appelli alla responsabilità individuale si arrestano sulle soglie delle imprese edili». Considerato tutto questo il sindacato esige da SUVA e Cantone «l’aumento di controlli, approfonditi e articolati, sui cantieri edili e artigianali» e «il rispetto vincolante delle misure di protezione» da parte delle imprese, perché «l’economia non può essere sostenuta a qualunque costo» soprattutto quando sussiste il rischio di «aggravare gli effetti della pandemia».