Un calo del 17 per cento "da incorniciare". Il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta festeggia, ecco perché.
BELLINZONA - Un meno 17 per cento da incorniciare. Nell'anno più nero per il turismo svizzero, il calo di pernottamenti registrato in Ticino è oro: a livello federale il crollo è stato del 39 per cento, oltre il doppio. Per questo Angelo Trotta, raggiunto al telefono da tio.ch/20minuti, è di buon umore.
«Abbiamo salvato il salvabile». Il direttore di Ticino Turismo ha ricevuto questa mattina i dati divulgati dall'Ufficio federale di statistica, e non nasconde il sollievo. Nei primi dieci mesi del 2020 le notti trascorse negli alberghi svizzeri sono scese «drammaticamente», con punte del 92 per cento in meno in aprile, 79 per cento in maggio. A ottobre la media nazionale è stata del 33 per cento in meno, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, quindi?
«Certamente è stato un anno difficile, con un calo notevole, non c'è dubbio. Ma tutto sommato è andata meno peggio di quanto temessimo, nel nostro cantone. A ottobre in Ticino i pernottamenti sono aumentati del 18 per cento rispetto all'anno prima».
Anche in positivo, un dato decisamente anomalo.
«Non era mai successo, almeno non negli ultimi anni, di avere un aumento del genere in un solo mese. È un trend che dura da alcuni anni, quello del turismo autunnale, favorito dal clima che negli ultimi tre mesi è stato fantastico. Ma era difficile prevedere un risultato simile».
Cosa ha giocato a favore?
«Il clima, come detto. E il grande afflusso di turisti svizzeri. I confederati ci hanno salvato: hanno rappresentato l'88 per cento dei turisti, quest'anno. Di solito viaggiavamo sul 60 per cento. A partire dall'estate come Ticino Turismo abbiamo dirottato quasi tutto il budget pubblicitario su campagne promozionali rivolte al mercato svizzero. Ha pagato, devo dire. Ma anche dal Sud della Germania sono arrivati in molti».
Luci e ombre. Chi ha sofferto di più?
«Alcune regioni si sono difese molto bene, come Ascona e Locarno. Bellinzona ha patito di più. Nel Luganese abbiamo visto buoni risultati a ottobre, ma ha pesato la mancanza del turismo d'affari, specie per alcuni alberghi urbani».
Qualcuno invece ci ha guadagnato?
«In generale, gli alberghi di alto livello hanno tenuto botta. So di alcuni 5 stelle ad Ascona che hanno fatto addirittura meglio dell'anno scorso. È la conferma di una strategia su cui puntiamo da tempo, quella del turismo di qualità. In futuro vogliamo puntare ancora di più sul segmento alto, ma anche sul turismo sostenibile».
Ora inizia la stagione sciistica. E non mancano le polemiche.
«Per il Ticino non si tratta di mesi tradizionalmente importanti. È chiaro che altri cantoni, come i Grigioni, il Vallese, Berna, abbiano molto a cuore questa stagione. Chiudere gli impianti sarebbe stata una catastrofe. In Ticino i flussi sono ridotti».
In primavera il vostro settore ha fatto lobbying per riaprire in fretta. Oggi?
«A maggio si trattava di riaprire i campeggi, in particolare, che erano stati fortemente penalizzati. Nelle scorse settimane a livello sia cantonale che federale le organizzazioni di categoria hanno fatto molto, senz'altro, per prolungare gli aiuti pubblici, e per non cedere alle pressioni di Francia e Italia sulla questione sciistica. Come detto, non tanto per il Ticino, ma per altri cantoni, era ed è una questione vitale».