Le autorità italiane: «Devono essersi sottoposti a tampone o sono punibili»
COMO - Una ventina in un quarto d'ora. Solo al valico di Maslianico - Pizzamiglio. E poi ancora diverse auto nel posteggio del Bennet di Tavernola. Insomma, il turismo della spesa è evidentemente ripreso e i ticinesi, con la Lombardia tornata "gialla", non hanno tardato a riaffacciarsi nei supermercati italiani per fare scorta di generi alimentari. E magari per comprare qualche regalino di Natale.
La spesa in Italia, d'altra parte, non è vietata. Ma, come prevede il DPCM, per accedere al suolo italiano occorre essersi sottoposti nelle 48 ore precedenti a un tampone che abbia, evidentemente, avuto esito negativo.
L'eccezione (menzionata dal decreto) valida fino al 21 di dicembre per chi transita per un massimo di 36 ore (indipendentemente dalla nazionalità, con l’obbligo, allo scadere di detto termine, di lasciare immediatamente il territorio nazionale), non fa testo in questo caso. Così ci confermano dal Centro Operativo Comunale di Como (COC), al servizio per informazioni e richieste di aiuto relative all’emergenza epidemiologica. «Fare la spesa non rientra tra le motivazioni valide per usufruire dell'eccezione prevista dal decreto. Insomma, per poter entrare a fare la spesa bisogna dimostrare di essere risultati negativi al test».
Una domanda sorge spontanea. Tutti questi frontalieri della spesa saranno in regola con la normativa vigente? Il dubbio assale gli stessi operatori del COC: «Ce lo auguriamo caldamente», aggiungono soltanto.