Le voci di alcuni lavoratori indipendenti che "protestano" in Piazza della Foca. Guarda il video.
La manifestazione? Un flop. Eppure, emergono aspetti importanti, che non vanno trascurati. E lunedì prossimo potrebbe esserci il bis, focalizzato sui sostegni finanziari. Per alcune categorie sono un miraggio.
BELLINZONA - Non porterà probabilmente a nulla. Ma è sicuramente il segnale di un disagio latente. Lunedì mattina poco dopo le 8 è andata in scena una mini protesta pacifica in Piazza della Foca a Bellinzona. Davanti a Palazzo delle Orsoline, si è ritrovato un manipolo di imprenditori indipendenti, passato quasi inosservato. Lo scopo? Marcare presenza. E fare capire al Governo che, durante una pandemia, non dovrebbe esserci solo l'aspetto sanitario da considerare, bensì anche quello sociale. «Non cerchiamo l'elemosina – sostiene Claudio Donati, 53 anni, ristoratore di Menzonio (Lavizzara) –. Vogliamo tornare a lavorare. I ristoranti sono chiusi da diverse settimane e i contagi non sono diminuiti. Lo Stato non ha mai fornito indicazioni precise su dove la gente si contagia».
La fragilità psicologica – Accanto a lui c'è Paolo Mercadante, 40enne esercente di Ascona. Ha appena iniziato la sua avventura nella ristorazione ed è già fermo a causa del Covid-19. «Dal punto di vista psicologico è durissima – sostiene –. Chi ha famiglia è davvero in difficoltà. Così come le persone più fragili a livello mentale. Le autorità dovrebbero considerare anche questi aspetti. Non vorrei che più avanti ci trovassimo a dovere affrontare una bomba economica. C'è gente che al momento ritiene di non essere toccata dal problema. In futuro però potrebbe esserlo. Tutto è connesso. Sappiamo già che mercoledì le restrizioni per bar e ristoranti saranno confermate anche per febbraio. Lo accettiamo. Il nostro invito è di cambiare le cose dopo questo ulteriore mese di stop».
Una voce per la cultura – Sul posto troviamo anche Fulvio Mariani, 62enne produttore audiovisivo. Mariani porta in piazza la voce della cultura. «Il lavoro non mi è mancato in questo periodo. Ma abbiamo i film e i documentari fermi. Non riusciamo a fare vedere le nostre produzioni a un pubblico che non sia quello televisivo. E questo fa male alla cultura. Le attività culturali andavano tutelate maggiormente».
Paura di esporsi – Intanto circola già la voce che lunedì prossimo, 18 gennaio, ci dovrebbe essere una nuova manifestazione pubblica da parte di lavoratori indipendenti. Stavolta più focalizzata sulla mancanza di sussidi sufficienti per alcune categorie professionali. Ma ha senso lanciare questo genere di proteste pacifiche se poi i diretti interessati non si presentano? La "prima" di certo non è stata un successo. «C'è parecchia omertà – tuona Mariani –. La gente non ha paura solo del Covid. Ha anche paura di esporsi e di mostrare la propria opinione di fronte alle autorità. Ha il timore di finire dalla parte del torto. Nascondersi in questo modo è sbagliato. Perché siamo in democrazia, ognuno ha il diritto di dire ciò che pensa. L'importante è farlo con civiltà e rispettando le regole».