Francesca Rigotti, filosofa ed esperta in dottrine politiche, ospite di Piazza Ticino. Guarda l'intervista video.
«Ora siamo abituati a stare distanti e a non toccarci. Torneremo a stringerci la mano? Sapremo riprenderci la nostra spontaneità? Io sono ottimista, ma temo che questa diffidenza rimarrà anche dopo la pandemia».
LUGANO / GOETTINGEN - «Sono molto preoccupata per i bambini e per i ragazzi. Li stiamo facendo crescere con l'idea che "l'altro" sia un nemico. E ho anche il timore che dopo la pandemia faremo fatica a tornare ad abbracciarci o a stringerci la mano normalmente». Pensieri da Göttingen, in Germania. "Firmati" da Francesca Rigotti, filosofa ed esperta in dottrine politiche, nonché insegnante all'Università della Svizzera italiana, a Lugano. Rigotti è stata ospite di piazzaticino.ch
È un'Europa che va avanti a suon di lockdown e semi confinamenti...
«Sì. Sono anche preoccupatissima per il fatto che si chiami lockdown quella che di fatto è una sospensione dei diritti civili. Non mi sento trattata come una cittadina. Bensì come un suddito. In alcuni casi come una pecora. A me danno fastidio gli ordini. Quelli che se non li rispetti, ti sanzionano. Sono favorevole alle raccomandazioni, come fa la Svezia e come fa anche la Svizzera in parte».
La "famosa" Svezia però ha dovuto cedere. E ha introdotto a sua volta restrizioni...
«Sì. Ma sempre lasciando la responsabilità individuale alle persone. Non mettono il filo spinato sui parchi come ho visto fare in Germania. In Italia poi è ancora peggio. Stiamo distruggendo l'anima dei bambini, dei nostri ragazzi».
Qualcuno potrebbe obiettare, però, che allo stesso tempo stiamo difendendo gli anziani.
«Bisogna rendere consapevoli le categorie a rischio. Non chiuderle in "galera". E per preservare loro non si può distruggere tutto il resto. Sono disperata per quanto riguarda le nuove generazioni».
Torniamo al modello svizzero...
«Da 26 anni insegno a Lugano. Sono legata alla Svizzera. A me il modello elvetico piace. Perlomeno da voi c'è un po' più di libertà. Va lodato anche il fatto che il vaccino non sarà obbligatorio. Altrove non è così. Io, se so che il vaccino non è imposto, lo faccio volentieri. A patto che in cambio possa ottenere di nuovo i diritti civili».
In Svizzera sono state consegnate 90.000 firme contro la legge federale sulla pandemia. Qual è la sua opinione?
«Questo referendum è eccezionale. Si vuole dare il diritto di parola ai cittadini. Il ruolo degli esperti è importante in democrazia. Ma ancora più importante è quello del cittadino».
Certo. Però il cittadino come fa a sapere cosa fare di fronte a una pandemia?
«E che ne sa il politico? Si fa consigliare dal medico. Ma anche il cittadino può farsi consigliare dai medici. Non tutti i virologi sono al servizio del Governo».
Cosa ci dice della variante inglese?
«Non sono una virologa. Anche se sono circondata da medici "non allarmisti". L'importante è che non sia più virulenta. Io vedo bene una bella alleanza tra immunità di gregge e vaccino. Non possiamo continuare a spaccarci la testa per ogni variante che emerge».
Come vede il post pandemia?
«Sono preoccupata, come detto, per certe abitudini che potrebbero sparire. Ora siamo abituati a stare distanti e a non toccarci. Torneremo a stringerci la mano? Sapremo riprenderci la nostra spontaneità? Sono ottimista, ma temo che questa diffidenza rimarrà a lungo».
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