«Io discriminata». Una 29enne del Mendrisiotto si rivolge al consultorio Donna e Lavoro. La replica dell'associazione
La causa: un ridimensionamento del personale. Crss: «Rispettiamo le pari opportunità». L'avvocato Croci Torti: «Le donne stanno pagando il prezzo più alto della pandemia»
LUGANO - Sulla scrivania dell'avvocato Nora Croci Torti c'è la prova che, a fare le spese della pandemia, in Ticino sono state soprattutto le donne. Anzi un plico di prove. Nel suo ufficio ne sono arrivate «in numero crescente dalla fine dell'estate» spiega. Contratti di lavoro disdetti, non rinnovati, a volte cestinati abusivamente.
La percezione è confermata dai numeri dell'Ufficio cantonale di statistica. Da febbraio sono circa 7mila le lavoratrici che hanno perso il lavoro nel nostro cantone. La crisi del Covid sembra «confermare la fragilità dell'impiego femminile» osserva Croci Torti, che da anni lavora al consultorio Donna e Lavoro di Massagno. «Le aziende purtroppo preferiscono ancora tagliare sugli impieghi femminili, magari a tempo parziale, considerati accessori». Badanti, collaboratrici della ristorazione e impiegate di commercio le categorie più colpite.
Ma anche le associazioni umanitarie non fanno eccezione. La Croce Rossa del Sottoceneri è stata coinvolta a fine agosto in una vertenza legale da una collaboratrice licenziata al rientro dalla maternità. La disdetta - comunicata allo scadere delle 16 settimane di protezione - è stata considerata non valida per un solo giorno: dietro pressioni degli avvocati la Croce Rossa ha dovuto ritirarla e prorogarla di due mesi. Ma il licenziamento è stato confermato.
Il rapporto di lavoro si è concluso «a seguito di un ridimensionamento del mandato cantonale della migrazione» precisa l'associazione. La neo-mamma lavorava appunto nel settore migrazione. «Nonostante gli sforzi profusi, purtroppo non è stato possibile reintegrarla in un'altra posizione» spiegano dalla direzione. La Crss è «conscia della difficile situazione del mercato del lavoro in Ticino» e si dice «disponibile a valutare un rientro qualora si presentino opportunità».
Ma la neo-mamma non si rassegna. «Mi sento discriminata. Nello stesso periodo sono state aperte posizioni compatibili con il mio profilo. A tutti i miei colleghi è stato offerto un ricollocamento». La 29enne del Mendrisiotto intende portare il suo caso davanti al Comitato centrale della Croce Rossa a Ginevra. Il principio delle pari opportunità è tutelato dalla legge, ricorda l'avvocato Croci Torti che ha seguito il caso. «Negli ultimi anni la consapevolezza tra le lavoratrici è aumentata molto. Lo stesso non può dirsi sempre delle aziende».
E le associazioni umanitarie? La Crss ribadisce che «crede fermamente e scrupolosamente nei principi del rispetto delle pari opportunità» e ricorda che oltre il 60 per cento dei suoi collaboratori sono donne. «Ci adoperiamo per andare incontro a tutti, e così abbiamo fatto anche in questo caso».