Sono solo nove i casi d'infezione segnalati nelle prime quattro settimane di gennaio dall'Ufsp.
Il medico di famiglia Valentino Lepori vede due fattori per questa assenza: «Le tante vaccinazioni fatte e l'efficacia delle misure anti-Covid-19». Il portavoce dei farmacisti Federico Tamò conferma un calo nelle vendite di antinfluenzali.
BELLINZONA - La stagione fredda è, da sempre, quella più propizia per l’influenza. E gennaio e febbraio sono, per antonomasia, i mesi in cui questa infezione si propaga di più. Basti pensare che lo scorso anno, nella seconda settimana di febbraio, la malattia aveva raggiunto un’incidenza di 345 contagi ogni centomila abitanti in Svizzera e di ben 785 ogni centomila in Ticino. La soglia epidemica di 69 casi ogni centomila persone, lo scorso anno, venne ampiamente superata già nel corso della seconda settimana di gennaio. In totale furono ben 11’347 gli svizzeri ad ammalarsi nel corso del 2020.
Nove casi d'influenza in Svizzera - Un anno dopo - in piena pandemia da Covid-19 - la situazione è totalmente diversa. E l’influenza stagionale - secondo i dati diffusi sul proprio sito web dall’UFSP (vedi tabella sopra) basandosi sul sistema di sorveglianza Sentinella (vedi box) - non è praticamente presente sul territorio nazionale. Nelle prime quattro settimane di gennaio, infatti, in tutto il Paese sono stati contabilizzati solo nove (!!) casi. Un'inezia. «A memoria nelle ultime sei settimane non ho visto alcun paziente con sintomi ed esami compatibili con l’influenza», precisa Valentino Lepori, medico di famiglia con studio a Bellinzona.
«Situazione più che inconsueta» - Per trarre bilanci definitivi è però ancora presto, frena il dottore specialista in medicina generale: «Alcuni anni fa il picco epidemico è avvenuto solo in marzo, ma così pochi casi a gennaio e febbraio determinano già una situazione più che inconsueta».
I due principali motivi - Per spiegarla, Lepori elenca due fattori: «Il primo è che non si è mai vaccinato così tanto come lo scorso autunno. Io abitualmente effettuo circa 250 vaccinazioni contro l’influenza, mentre l’anno scorso ne ho fatte oltre 400». Il secondo fattore è che la via di trasmissione dell’influenza è identica a quella del coronavirus. «L'infezione avviene attraverso le goccioline che restano in sospensione nell’aria», precisa Lepori. «Quindi le misure anti-Covid-19 mostrano la loro efficacia in misura ancora maggiore contro l’influenza. In quanto una certa immunità è già presente in una buona parte della popolazione, al contrario del coronavirus che come “new entry” trova terreno più fertile per una sua propagazione».
«Un po' meno gloria per gli antinfluenzali» - Le parole di Lepori trovano conferma anche nelle vendite dei medicinali contro l'influenza, che durante quest'inverno hanno registrato una frenata. «I classici "top-seller" invernali - ci conferma il portavoce dei farmacisti ticinesi Federico Tamò - hanno avuto un po' meno gloria rispetto agli scorsi anni. E questo è un bene. Le misure messe in atto - distanziamento sociale, l'uso della mascherina, la disinfezione delle mani e l'arieggiamento dei locali - sono molto valide per qualsiasi patologia respiratoria che si può contrarre d'inverno. E hanno quindi avuto un grosso effetto - assieme alle vaccinazioni - sull'incidenza dell'influenza stagionale».
Cos'è il sistema di sorveglianza Sentinella? - Questo sistema consente la raccolta di dati epidemiologici nonché la sorveglianza di malattie trasmissibili frequenti e altre malattie acute in medicina generale. È un co-progetto tra medici di famiglia, l'UFSP e istituti universitari e consente in particolar modo la sorveglianza di quelle patologie trasmissibili che non sono soggette a dichiarazione obbligatoria in Svizzera (ad esempio l'influenza, la pertosse o gli orecchioni). Dalla sua creazione nel 1986, il sistema di dichiarazione conta tra 150 e 250 medici di famiglia specialisti in medicina generale, interna e pediatria. Essi aggiornano anonimamente l'UFSP sui casi di malattia.