Un gruppo di quasi tremila indipendenti chiede aiuto alla politica. Ecco l'SOS di cui Dan Harroch si fa interprete
«Si dibatte di velo e di Polo sportivo, quando oggi c’è gente che non ha più i soldi per fare la spesa».
LUGANO - Se il Consiglio di Stato ha preso carta e penna per segnalare a Berna la stanchezza del Ticino è anche perché la pazienza di una grossa parte di cittadini appare effettivamente esaurita. Come i loro risparmi e gli aiuti che intanto tardano a venire. Un buon termometro del grado di esasperazione si trova su Facebook dove il gruppo “Lavoratori Indipendenti e Piccole Imprese in Ticino”, creato da Luca Moretti, raccoglie ormai quasi tremila membri.
Il grido di aiuto - Vi si possono leggere tutte le sfumature della frustrazione, della voglia di scendere in piazza, della rabbia e degli appelli alla politica. Tra di loro un torrenziale Dan Harroch, gerente di bar e sinonimo di una movida luganese da un anno ibernata: «Mi faccio interprete del grido di aiuto lanciato da piccoli imprenditori, commercianti, ristoratori, fornitori… il gruppo riceve una marea di messaggi, in pubblico e in privato, di persone disperate. Qualcuno è pronto ad incatenarsi davanti al Palazzo del Governo. Abbiamo incontrato diversi politici perché la situazione sta sfuggendo di mano».
Una lenta agonia - Il cuore del problema, per quasi tutti questi non salariati, è che il denaro per andare avanti sta finendo: «Senza più introiti, restano solo i risparmi. Per chi ce li ha. Ma poi ci sono i costi fissi, l’affitto, gli oneri sociali, telefono, luce… Fa un po’ rabbia vedere la discussione politica focalizzarsi a Lugano sul Polo sportivo che costerà centinaia di milioni, quando qui c’è gente che non ha più i soldi per fare la spesa. Si dibatte di velo, ma oggi l’unico velo che ci interessa togliere è quello che copre la nostra situazione».
Gestione degli aiuti catastrofica - Ma il Polo sportivo non è il nemico, ci tiene a puntualizzare Harroch, ma solo una stonatura nel dibattito politico: «Chiediamo solo di ricevere gli aiuti pattuiti. So di persone che aspettano da novembre. La gestione della seconda ondata dal punto di vista degli aiuti finanziari è catastrofica. Mancano anche le risposte dallo Stato».
La rete... dell'assistenza - Per questa folta categoria di cittadini, i cosiddetti indipendenti, il piatto dei diritti piange: «Nessuno di noi come imprenditori ha diritto alla disoccupazione. L’unica rete che ci rimane è quella dell’assistenza. Ma per ottenerla, mi è stato risposto, occorre vendere tutto e ritrovarci a zero. Aspettiamoci un’ondata impressionante di fallimenti» incalza Harroch.
La fine del pollo - In una società che il Covid ha diviso in caste, su uno dei gradini più bassi siede chi ha diritto a zero aiuti: «Sono in particolare gli indipendenti che hanno creato un’attività nel 2020 e che non possono beneficiare degli aiuti di rigore». Aiuti che Berna sembra intenzionata a raddoppiare a 10 miliardi. Ma, come col pollo di Trilussa, il problema resta la volontà di un'equa distribuzione. «Intanto c’è una categoria che muore di fame» chiude Harroch.