Il primo firmatario dell'interpellanza, Galeazzi, non si è dichiarato soddisfatto delle risposte sulla Business Growth
Gobbi: «Mettere in dubbio l’onestà e l’agire dello Stato su un bando di concorso pubblico lo ritengo lesivo». Il Parlamento ha respinto la richiesta di aprire una discussione generale sul tema.
MENDRISIO - Inizia “col botto” il secondo giorno della seduta di Gran Consiglio, riunito presso il mercato coperto di Mendrisio. E si apre con la risposta a interpellanze. In particolare (seconda all'ordine del giorno) quella presentata da Tiziano Galeazzi (primo firmatario) su “l'azienda fantasma” di Bioggio che ha vinto un appalto statale per la fornitura di un milione di mascherine. “Aiutiamo così le nostre vere aziende ticinesi?”, titola l'atto parlamentare.
La Business Growth SA ha sede legale a Roveredo (Grigioni). Un dettaglio che ha fatto drizzare le antenne agli interpellanti. Ha alcuni stabilimenti a Bioggio, che però non sono stati notificati al Comune subito («Io ero convinto che la notifica la facesse il nostro “padrone di casa”. Lui evidentemente era convinto del contrario», ha spiegato il direttore a Tio.ch). «I collaboratori della Sezione della logistica e dell'Ufficio del farmacista cantonale hanno avuto modo di verificare sul posto l'esistenza dell'attività produttiva e dei locali necessari per lo stoccaggio del materiale grezzo e del prodotto finito, oltre alla presenza in luogo degli addetti ai lavori», rassicura nel suo scritto oggi il Consiglio di Stato.
L'azienda ha vinto un concorso pubblico per la fornitura di un milione di mascherine (a 0,154 franchi l'una senza IVA, per un valore complessivo di 165'858 franchi, IVA inclusa). La delibera è avvenuta il 23 dicembre 2020, con i termini di ricorso fissati al 18 gennaio 2021. Ma la consegna dei prodotti al Cantone è avvenuta “già” a fine gennaio. «È possibile che in così poco tempo siano state fabbricate e consegnate la mascherine?» ha domandato Galeazzi, sollevando il dubbio che possano essere arrivate dall'estero?». Ma qui rientra in gioco la visita in loco: «Il numero del lotto di cui facevano parte le mascherine ricevute è quello che si trovava in produzione in quel momento», fa notare il Governo. L'azienda aveva ricevuto un permesso per lavorare la notte tra il 9 e il 21 novembre 2020. «Queste mascherine potevano essere anche depositate in magazzino e prodotte prima - ha precisato oggi Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato -. Sopra c’è il marchio Swiss made, quindi c’è un’autorità federale che vigila. E ci sarebbe stato uno sdoganamento se venissero dall’estero».
Ma ad alcune domande degli interpellanti il Consiglio di Stato non ha risposto. Perché «soggette al segreto d'ufficio». Tipo «quanti lavoratori dell'azienda risiedano in Ticino» e «quanti contratti siano stati fatti con agenzie interinali». Rassicurando, però, che «sono state effettuate le verifiche imposte dalle disposizioni sulle commesse pubbliche».
Al concorso vinto dalla Business Growth SA di Roveredo hanno partecipato sette aziende svizzere, di cui 4 con sede legale in Ticino. Due sono state escluse dalla procedura prima dei controlli. I prezzi dei concorrenti idonei arrivati dietro all'azienda che si è aggiudicata la commessa vanno da 0,243 a 0,26 franchi al pezzo (senza IVA). «La questione fondamentale, quindi, sono i prezzi - ha detto oggi in aula Tiziano Galeazzi -. C’è una differenza del 36% in meno rispetto ai prezzi dei concorrenti. Ed è ovvio che con questi prezzi non ci sta dentro nessuno nell’imprenditoria del canton Ticino. Dare 165'858 franchi a una società che praticamente non è nemmeno in Ticino non è il modo di trattare l’economia di questo cantone in un periodo così cupo».
Gli interventi del deputato UDC, però, non sono piaciuti a Norman Gobbi. «Le regole sono fatte per essere rispettate - ha spiegato, senza nascondere un po' di fastidio -. La legge sulle commesse pubbliche prevede che l’azienda abbia sede in Svizzera e i Grigioni sono in Svizzera. Inoltre, la riduzione della spesa pubblica è un elemento centrale. Tutti gli elementi del bando sono stati ossequiati e nessuno ha presentato ricorso. Si parla di 165'858 franchi. Questa ditta è stata controllata, il Consiglio di Stato ha delegato i sopralluoghi. Mettere in dubbio l’onestà e l’agire dello Stato su un bando di concorso pubblico lo ritengo lesivo. Proprio perché in questo momento non si può giudicare sulla legittimità».
Alla richiesta di Tiziano Galeazzi di aprire una discussione generale, i colleghi hanno risposto “no” (con 53 voti contrari, 17 favorevoli e 3 astenuti).
In allegato la risposta completa all'interpellanza