Il direttore sanitario della Croce Verde replica a quei colleghi che non pensavano di finire penultimi in lista d'attesa
E aggiunge: «Durante gli interventi siamo sempre protetti in maniera ottimale. L'aumento dei contagi nella seconda ondata c'è stato, come per tutta la popolazione».
LUGANO - «Quando sarà il nostro turno la vaccinazione sarà inutile, perché saremo già tutti contagiati». È l’amaro sfogo di un soccorritore attivo da una decina d’anni sulle ambulanze, deluso da come le autorità sanitarie abbiano impostato la campagna di vaccinazione. L’inoculazione di tutti coloro che lavorano nel settore sanitario è infatti programmata solo allo scoccare della fase 6 - la penultima - e dovrebbe prendere il via solo a inizio maggio. «Tutti lodano il nostro lavoro, ma nessuno pensa alla nostra salute», si lamenta il paramedico. Un'interpellanza sul tema della vaccinazione dei sanitari - firmata dai deputati Tiziano Galeazzi, Roberta Soldati, Edo Pellegrini e Paolo Pamini - è stata inoltrata lo scorso primo marzo al Consiglio di Stato.
Più casi durante la seconda ondata - Il fatto di essere in prima linea e a contatto con pazienti potenzialmente portatori del virus fa infatti lievitare il rischio d'infezioni per chi lavora sulle ambulanze. Ma se durante la prima ondata il numero di contagi era rimasto contenuto, stando ai test sierologici solo il 5.7% dei soccorritori aveva contratto la malattia, durante la seconda ondata la situazione non è stata così rosea. «Non abbiamo numeri precisi non avendo fatto il prelievo ematico con sierologico a tutti i soccorritori, ma la percentuale di positivi è sicuramente più alta rispetto al periodo di marzo e aprile del 2020», sottolinea il direttore sanitario della Croce Verde di Lugano Alessandro Motti.
Un aumento che però, secondo Motti, va di pari passo con quello vissuto dalla popolazione. «Il mancato o ritardato confinamento in autunno, la cui pertinenza è chiaramente politica e che non mi permetto di commentare, ha dato la possibilità a tutta la popolazione d'incontrarsi in luoghi come ad esempio ristoranti e bar». Poi fornisce un esempio a sostegno di questa tesi. «A fine ottobre un pranzo durante un corso ha provocato il contagio di quattro soccorritori di un ente e la quarantena di diversi altri. A mio parere negli interventi facciamo sempre attenzione e siamo sempre protetti in maniera ottimale. Più difficile per tutti noi, come per tutta la popolazione, mantenere dei comportamenti conformi alle direttive infettivologiche di prevenzione nella vita extra-professionale». Una tesi che però non convince del tutto il paramedico dello sfogo iniziale: «I numeri degli infettati tra i soccorritori sono molto alti e questo non è spiegabile solamente puntando il dito su pranzi e sulla situazione epidemiologica in generale».
«Giusto iniziare dai più vulnerabili» - Anche per quanto riguarda la campagna vaccinale, il direttore sanitario della Croce Verde e il soccorritore si trovano agli antipodi: «La campagna di vaccinazione in Svizzera - ricorda Motti - è stata improntata sul salvataggio delle vite delle persone più vulnerabili e in particolare degli ospiti delle case anziani, luoghi dove ci sono stati purtroppo numerosi decessi. Io, e parlo per me stesso, approvo e condivido le priorità dell’Ufsp seguite dalle autorità cantonali. Al momento attuale della pandemia e con lo scarso numero di dosi a disposizione trovo sia molto più utile vaccinare gli anziani e le persone affette da malattie croniche prima del personale sanitario. Questa tematica, sottolinea in conclusione Motti, è stata comunque spiegata al nostro personale con due riunioni via Zoom a cui hanno aderito almeno un centinaio di collaboratori della Croce Verde di Lugano».
In altri Paesi sono state fatte scelte differenti, e in alcuni - come in Italia - il personale sanitario è stato vaccinato in modo prioritario. Pro e contro. Ogni decisione ne ha. Ai posteri l'ardua sentenza su chi avrà preso la via migliore.