Nel 2020 i reati contro il patrimonio in Ticino sono diminuiti. Ma la Polizia ha avuto comunque un bel daffare
La statistica criminale della pandemia: dalle truffe ai furti in appartamento, ecco cosa è successo
BELLINZONA - Una badante dalla mano lesta, una banda di nomadi con un'organizzazione disseminata sul territorio, traffici di auto di lusso con l'Est Europa. E ancora: auto rubate, truffe in aumento. I furti in Ticino sono diminuiti grazie al Covid - come i crimini in generale - ma la malavita anche quest'anno si è esibita in una buona dose d'imprese più o meno ardite. A scattarne la fotografia, la statistica dei reati contro il patrimonio pubblicata oggi dalla Polizia cantonale.
I furti con scasso, si legge in una nota, sono passati dai 1'240 del 2019 agli 870 del 2020 (-30%). Simile diminuzione pure per i furti senza scasso (1’676, -26%). Anche i furti con scasso nelle abitazioni seguono la stessa tendenza. Nel 2020 infatti se ne sono contati 497 (693 nel 2019), di cui il 30% solo tentato.
Stessa sorte per i furti nei veicoli (291, -22%), mentre sono più stabili i veicoli rubati (606, -9%) per effetto del calo dei furti di velocipedi (406, -8%).
La tendenza - scrive la Polizia - è stata in linea con gli anni precedenti nei primi mesi del 2020, per poi crollare precipitosamente durante il lockdown e altrettanto rapidamente risalire con le riaperture estive.
La banda di nomadi - Numerosi i casi da ascrivere ad autori nomadi, che hanno portato all’arresto di una quindicina di persone nonché al chiarimento di diverse serie di furti con una refurtiva complessiva di oltre 200'000 franchi. Una delle bande finite nel mirino è risultata estremamente organizzata e coordinata da due fratelli croati. Dopo aver reclutato donne di giovane età, procuravano loro alloggio in B&B o piccoli alberghi fornendogli attrezzi da scasso. Il provento dei furti veniva poi nascosto in alcune zone del Cantone e recuperato da un altro complice che attraversava ripetutamente il confine a bordo di un camper.
Giovani "topi" d'appartamento - Un gruppo di giovani, residenti prevalentemente nel Sopraceneri, si è reso responsabile di oltre venti furti in abitazioni, ditte e depositi, ma anche in alcune piantagioni di canapa light con l’obiettivo di rivendere la refurtiva al dettaglio.
Taccheggio organizzato - Un duro colpo è stato inferto anche alle attività di taccheggiatori e borseggiatori, che fanno spesso capo a gruppi organizzati che operano sull’intero territorio nazionale. Prediligono grandi magazzini e negozi di elettronica, con refurtiva di decine di migliaia di franchi. Un’inchiesta ha permesso di scovare una banda composta da cittadini rumeni soggiornanti in Svizzera con regolare permesso, che dopo i borseggi si recavano presso i bancomat più vicini per tentare prelevamenti con le tessere bancarie sottratte. Tutti i membri sono stati arrestati.
Le auto di lusso - Restano frequenti i tentativi di truffa alle assicurazioni da parte dei proprietari delle vetture che, dopo averle vendute/cedute a una persona compiacente all’estero, ne dichiarano il furto, spesso avvenuto nel fine settimana. Con l’arresto di uno dei componenti della banda è cessata una serie di furti di veicoli di alta gamma iniziata nel 2019. L’uomo, un cittadino polacco, era stato fermato con tutta l’attrezzatura necessaria (computer portatili, copie di chiavi, jammer). Una delle vetture rubate, del valore di oltre 200'000 franchi, è stata ritrovata e recuperata in Polonia.
Quaranta ladri di biciclette - Sono sempre più frequenti anche i furti di biciclette elettriche e l’attività effettuata ha permesso di identificare oltre 40 autori. La refurtiva complessiva per il solo 2020 ammonta a più di 850'000 franchi. In relazione a una serie di oltre 60 furti concentrati in particolare nel Locarnese e iniziata nel 2014, è stato possibile arrestare l’autore e recuperare almeno la metà dei mezzi, sia in Svizzera che in Italia, dove l’uomo era solito rivenderli.
Truffe in aumento - Il reato di truffa è uno dei pochi a essere aumentato nel corso del 2020 (630, +8%). Quelle di prossimità a danno di anziani sono fra le più frequenti. Le importanti e periodiche campagne di prevenzione hanno permesso di contenere il numero delle vittime, rendendo però ancora più intraprendenti i loro autori che in alcuni casi non hanno esitato a fingersi ricoverati nel reparto di cure intense di un ospedale ticinese, millantando di essere affetti da coronavirus e di aver bisogno di denaro per potersi sottoporre alle necessarie terapie.
Il falso nipote e la badante ladra - I casi di falso nipote si sono tutti concentrati tra luglio e ottobre dove, a fronte di 200 tentativi, in 7 occasioni il colpo è andato a segno per un ammontare complessivo delle somme sottratte di 200’000 franchi. In questo settore di attività è stato identificato e arrestato un uomo che, unitamente a dei complici e spacciandosi per agenti di polizia, ha convinto un’anziana a trasferire il suo intero patrimonio, sottraendogli pure svariati gioielli e valori. L’inchiesta ha pure permesso di sventare una truffa simile nel Canton Ginevra. Infine si segnala l’arresto di una badante che ha prelevato dal conto del suo assistito, in 24 occasioni, denaro per oltre 21'000 franchi.
Il rip-deal - Gli episodi denunciati di rip-deal sono stati 8 e gli autori sono riusciti a sottrarre complessivamente oltre un milione di franchi. Gli autori identificati sono stati una decina, in parte già arrestati. Le inchieste hanno inoltre permesso di stabilire che durante il periodo del confinamento sono stati intessuti contatti con più parti lese facendo in modo che, al momento della riapertura dei confini, si potessero concretizzare più truffe possibili. Fra i diversi fermi si segnala quello di tre nomadi mentre tentavano un colpo nel Luganese per oltre 100'000 franchi, e quello di un cittadino rumeno che in estate ha varcato il confine con a bordo una valigia contente oltre 10'000'000 tra euro e franchi facsimile. Banconote destinate alle organizzazioni attive in questo genere di truffe.
Bancomat sotto tiro - Il fenomeno dello skimming è stato piuttosto contenuto, con 25 denunce e alcuni fermi fra cui quello di tre cittadini rumeni che hanno agito in tutta la Svizzera posizionando le loro apparecchiature di clonazione su alcuni bancomat con l’intento di recuperare in seguito i dati. Un’indagine svolta in collaborazione con le autorità estere nei confronti di un gruppo di moldavi ha fatto invece luce su una nuova tecnica. Tramite un foro erano in grado di allacciarsi al sistema operativo del bancomat, forzandolo a erogare parte del denaro.