Il caso di un cane morto a Sant'Antonino. Il tam tam "esagerato" dei social. E la preoccupazione dei veterinari.
Due specialiste analizzano il problema: «L'uomo può essere crudele. È vero. Ma spesso le sostanze nocive per gli animali si trovano in casa nostra».
SANT'ANTONINO - Lo hanno trovato di pomeriggio con la schiuma alla bocca. Il giorno dopo Miky, 9 anni, pointer inglese, è morto. Per avvelenamento, sancirà il veterinario. È accaduto a Sant'Antonino, in via Dei Salici, dove nelle ultime settimane serpeggia un certo timore in merito a presunti bocconi avvelenati in circolazione. «Miky è stato avvelenato nel nostro giardino – sottolinea Samanta Pinto, proprietaria dell'animale –. È stato un grande dolore per noi. Chi fa queste cose va fermato subito».
Esplosione di segnalazioni – Già, ma chi fa "queste cose"? Negli ultimi mesi sui social sono state tantissime le segnalazioni relative a bocconi avvelenati. Dal Luganese al Bellinzonese, passando per altre regioni. Di recente una signora ha raccontato come il suo cane sia stato avvelenato durante una passeggiata lungo la golena del fiume a Bellinzona. Sempre nella zona di Sant'Antonino circola un messaggio via whatsapp in cui si invitano i residenti con animali a fare attenzione a presunti bocconi avvelenati.
«Non per forza c'è il dolo» – «Un esperto può decretare che un cane è stato avvelenato – sostiene Marta Morini-Lanfranconi, veterinaria e membra del comitato dell'Ordine dei veterinari ticinesi –. Questo non significa che l'episodio sia doloso. Non si può negare che il fenomeno dell'avvelenamento volontario esista. Ma è piuttosto ridotto. Lo dimostra anche un recente sondaggio svolto tra una cinquantina di miei colleghi allertati dal continuo tam tam sui social network».
Le responsabilità dei padroni – «Una cosa però va detta – puntualizza la veterinaria Petra Santini –. Ci sono sempre più cani nella Svizzera italiana. E molti di questi animali non sono tenuti in maniera corretta. Li si lascia abbaiare sempre o li si lascia scorrazzare ovunque. Questo può causare in alcuni individui sentimenti di rabbia. Non è escluso che qualcuno, purtroppo, arrivi a soluzioni crudeli. Il rispetto reciproco tra proprietari di cani e altre persone potrebbe aiutare molto».
Attenzione a quello che si ha sotto il naso – Più spesso, tuttavia, gli avvelenamenti dei cani sono riconducibili a veleni che si possono trovare in casa o in giardino. «Nei giardini – dice Morini-Lafranconi – ci sono tanti pesticidi per le piante. Occhio anche al veleno per le lumache, per i topi o per le formiche, così come ai detersivi o al liquido antigelo che si possono trovare nei garage. Nei prati pubblici il cibo avariato o qualche resto organico possono provocare gravi conseguenze per il cane che li ingerisce».
Piante e cibi nocivi – «Ci sono anche piante che possono essere nocive – riprende Santini –. Dall'edera all'oleandro. Così come le cipolle, il cioccolato, in alcuni casi l'uva. Sono tutti elementi che teniamo alla nostra portata e che riteniamo innocui per l'animale. Non è così».
Dalle lamette ai chiodi – I bocconi avvelenati? Ancora Santini: «Ci sono. Nei bocconi potrebbero esserci lamette da barba, chiodi, schegge di altri materiali taglienti oppure anche sostanze di vario genere. A volte l'essere umano può essere terribile. Però si tratta tutto sommato di rarità».
Un messaggio che si diffonde a macchia d'olio – Ma dunque, se i casi di vero avvelenamento doloso sono così rari, da dove arriva tutto questo allarmismo? «Coi social è facile – replica Morini-Lanfranconi –. Una persona lancia un messaggio di apprensione e questo si diffonde a macchia d'olio in maniera incontrollata. Quello che conta sono i fatti oggettivi. Se si trovano bocconi sospetti è meglio raccoglierli e metterli in un sacchetto. E poi portarli alla polizia. Sarà possibile farli analizzare. Solo di fronte a dati certi si può parlare di avvelenamenti dolosi».