Dopo la chiusura dell’Hiltl club di Zurigo c’è apprensione nella movida ticinese. «Pesante anche sul piano morale».
Le discoteche sono chiuse praticamente da un anno e i rappresentanti del settore lanciano un disperato grido d'allarme.
BELLINZONA - È un addio quello della discoteca Hiltl di Zurigo. Dopo 14 anni di attività, si chiudono i battenti. L’ha comunicato lunedì sera, attraverso gli account social, il team del locale. «È a malincuore che abbiamo deciso di non riaprire più l’Hiltl club dopo la pausa forzata impostaci dal Covid», recita il messaggio. Una decisione, quella presa dalla gestione dell’Hiltl, motivata «dal continuo prolungarsi di questa situazione difficile e dalla mancanza di prospettive» con la quale il settore si sta confrontando.
Un settore di cui si parla poco - «Mi spiace e lo capisco, perché in questo momento c’è chi non vede un futuro in questo tipo di attività» commenta Daniel Perri, responsabile delle discoteche Vanilla di Riazzino, Rotonda di Gordola e Pix di Ascona.
Nessuno spiraglio di luce in vista - Nel frattempo, il Consiglio federale ha annunciato ieri alcuni allentamenti, in vigore da lunedì prossimo. Tra questi, l'apertura delle terrazze di bar e ristoranti e quella delle palestre. Ma sulla movida neanche un accenno. «Il nostro è un settore dimenticato», spiega Perri, «e di cui si parla spesso in negativo».
Noi ci siamo fermati, il Covid no - Nessuno, aggiunge Perri, «ha avuto il coraggio di dire che anche se siamo chiusi praticamente da un anno a questa parte, il Covid ha fatto comunque il suo corso». Sì, perché sull’arco del 2020 il locale ha potuto fare ben poche serate, spalmate su circa un mese di attività e con un limite di persone da rispettare.
Dura anche moralmente - E rispetto alle prospettive future: «Purtroppo al momento ci troviamo in un limbo, ed è molto pesante. Certamente a livello economico, ma anche sul piano psicologico e morale. Siamo dei pesci fuor d’acqua. Io è più di un anno che vivo alla giornata», conclude amareggiato Perri.
La chiave per la sopravvivenza? La diversificazione - «Noi resistiamo», così il gerente della società Woodstock Marco Acocella. Per sopperire alla perdita d'introiti del disco-bar bellinzonese, la gestione ha deciso di puntare su una maggiore diversificazione dell’attività, investendo in un ristorante, in un lido e in un centro sportivo. Stessa formula anche per la società Surfim SA, proprietaria di Vanilla: «Avendo bar, ristoranti e appartamenti riusciamo a portare avanti il tutto», chiarisce Perri.
Non solo discoteche - Non sono però solo i proprietari delle discoteche a soffrire. «Dobbiamo stare attenti con le chiusure. Non solo per noi in sé, ma anche per l’indotto che sta dietro alla nostra attività. Noi siamo importanti per l’economia ticinese», aggiunge Acocella. Sono in effetti diverse le aziende che collaboravano con il Woodstock: «Si occupavano del food and beverage, della sicurezza e degli eventi. ll 50-60% dei nostri incassi andavano a loro. E ora sono messi male quanto noi».