Si è svolta una manifestazione per chiedere alle autorità delle migliori condizioni di lavoro
BELLINZONA - Durante la pandemia di Covid-19 sono stati definiti eroine ed eroi al fronte, angeli indispensabili a disposizione della società, ma troppo spesso ciò che viene fatto giornalmente nelle strutture ospedaliere viene dimenticato, e le condizioni di lavoro rimangono difficili.
È per questo che centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione organizzata dai Sindacati OCST, SIT, VPOD, l’Associazione Infermieri, Labmed ed altre associazioni del personale medico-tecnico a favore del personale sociosanitario, che ha avuto luogo oggi a Bellinzona.
In un appello a Cantoni e Comuni, il personale sanitario ha chiesto alle autorità di «deliberare finalmente i mezzi economici necessari per migliorare le condizioni di lavoro e per garantire la qualità delle cure e della presa a carico di pazienti, di anziani e di invalidi», sottolineando che indipendentemente dalla pandemia si è confrontanti con situazioni complesse, gioie e dolori: «I turni nei giorni festivi e di notte, la burocrazia, lo spostamento frequente dei giorni di riposo, i picchetti (ufficiali e ufficiosi) cui siamo sottoposti… spiegano perché noi operatrici e operatori sociosanitari siamo sovente stanchi».
Più effettivi, più comprensione
«Abbiamo scelto questo lavoro perché ci dà soddisfazione, perché essere al servizio di chi ha bisogno delle nostre cure è fonte di gioia», ma «dobbiamo cercare il giusto equilibrio tra professionalità ed empatia verso i pazienti, altrimenti rischiamo di diventare noi stessi quelli che avranno bisogno di cure» cita l'appello lanciato dagli organizzatori.
«Abbiamo bisogno di essere compresi e valorizzati, riconoscendo quanto facciamo tutti i giorni», chiedono quindi i membri del settore al Governo, «desideriamo essere adeguatamente considerati in termini di salario e di tempo libero. Abbiamo bisogno di forme generalizzate di prepensionamento per il personale anziano logorato ed esaurito» e di più effettivi «per poter disporre turni di lavoro meno pesanti e con i giusti tempi di recupero», e per permettere una migliore «ripartizione dei compiti nelle strutture sociosanitarie che permetta di prendere a carico i pazienti con la calma e l’attenzione che si meritano».
D'altra parte, le conseguenze possono toccare anche gli stessi pazienti, e la società: «Del personale sociosanitario stanco e demotivato rischia di commettere errori e di entrare nella routine, che è il vero veleno per la qualità delle cure».
Infine, è fondamentale anche «avere il tempo per introdurre i nuovi assunti e per insegnare bene agli allievi, che rappresentano il nostro futuro».
Un'ampia scaletta
Dopo una presentazione svolta da Raoul Ghisletta (segretario VPOD) e Xavier Daniel, (responsabile sociosanitario OCST), sono intervenuti numerosi portavoce in rappresentanza delle professioni e dei settori sociosanitari, tra cui ospedali, case anziani, cliniche, aiuto domiciliare, psichiatria, e istituti sociali.
Tra loro Luzia Mariani Abaecherli, presidente ASI; Davina Fitas, responsabile settore sociosanitario OCST Mendrisiotto; Michela Pedersini, presidente VPOD; Gabrio Cadei, rappresentante associazione tecnici di radiologia; Ilva Gaggini e Lara Pontarolo, rappresentanti Labmed; Pietro Bagnato, vice presidente di commissione interna Cardiocentro; Celestina Gambaro, operatrice sociale SMP OSC; Lucio Negri, operatore sociale in istituzione; Stefan Pittaluga, presidente di Commissione interna OBV; Jessica Poeta, operatrice sanitaria clinica; Claudia Prati, operatrice sociosanitaria a domicilio; Gabriele Veronelli, operatore sanitario in casa anziani.