Alla fine del 2020 la percentuale più alta si registrava in Ticino. Un ritratto dei lavoratori provenienti dall'estero
BELLINZONA / BERNA - Alla fine del 2020, in tutta la Svizzera si contavano 343'000 frontalieri. Si trattava del 6,7% delle persone occupate nel paese. Il numero assoluto più alto si registrava nel Canton Ginevra (90'000 persone). Ma se si considera la quota sul totale delle persone occupate, la percentuale più alta si rilevava in Ticino: 29%. Ginevra seguiva con il 24%. Altri Cantoni con un’alta percentuale di frontalieri erano Giura (19%), Basilea Città (18%), Basilea Campagna (14%) e Neuchâtel (12%). È quanto fa sapere l'Ufficio federale di statistica (UST), pubblicando i dati relativi al periodo tra il 1996 e il 2020.
Un periodo, quest'ultimo, in cui il numero dei frontalieri attivi in Svizzera è più che raddoppiato (+143%), passando da 140'000 a 343'000. I motivi? In particolare l'introduzione della libera circolazione delle persone e la crescita economica. Dal 2004, anno che segna l’inizio della liberalizzazione del mercato del lavoro svizzero per le persone con un permesso per frontalieri, è infatti stato osservato un incremento maggiore ancora maggiore: tra il 1996 e la fine del 2004, in Svizzera ha lavorato in media il 2,7% di persone in più ogni anno. Nel periodo che va dalla fine del 2004 alla fine del 2020, questa crescita ha poi registrato una media del 4,4% all’anno.
Dalla Francia e dall'Italia - Alla fine del 2020 quasi tutti i frontalieri provenivano da un paese vicino. Più della metà (55%) era domiciliata in Francia, quasi un quarto (23%) in Italia e poco meno di un quinto (18%) in Germania. Meno del 3% di loro pendolava verso la Svizzera dall’Austria o dal Liechtenstein, mentre il restante 0,7% proveniva da altri Paesi. Di questi, la maggior parte abitava in Polonia (640 persone), Slovacchia (400) e Ungheria (360).
Non solo nell'industria - Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate di nazionalità svizzera. Della forza lavoro indigena, solo il 21% lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri.
Tuttavia, così come per la forza lavoro di nazionalità svizzera, anche la maggioranza dei frontalieri era attiva nel settore terziario, seppure con proporzioni diverse. Infatti, mentre il 77% di tutte le persone occupate svizzere lavorava nel settore dei servizi, solo il 67% dei frontalieri lo faceva. Nel settore dell’agricoltura era attivo solo lo 0,7% dei frontalieri, contro il 2,3% delle persone occupate di nazionalità svizzera.