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CANTONE / PAKISTANQuarant'anni fa due ticinesi in vetta al Gasherbrum II

03.08.21 - 07:00
Era il 3 agosto del 1981 quando Romolo Nottaris e Tiziano Zünd furono i primi svizzeri a raggiungere la vetta
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Il ticinese Romolo Nottaris in vetta al Gasherbrum II, nel 1981.
Il ticinese Romolo Nottaris in vetta al Gasherbrum II, nel 1981.
Quarant'anni fa due ticinesi in vetta al Gasherbrum II
Era il 3 agosto del 1981 quando Romolo Nottaris e Tiziano Zünd furono i primi svizzeri a raggiungere la vetta

LUGANO - L’incontro tra l’uomo e la montagna è da sempre un tema molto affascinante su cui ancora oggi ci si interroga cercando di spiegare quel travolgente desiderio che spinge gli alpinisti di tutto il mondo a conquistare le cime più elevate della terra. Un incontro che si realizza «nell’alternarsi della pace e dei tormenti dei suoi sentimenti, nel richiamo della natura più alta e sovrana, nella tentazione della conquista che aggiunga alle possibilità umane qualcosa in più, allontanando, nel contempo, ancora di un po' la frontiera dell’impossibile». Così è descritto nel libro “Fascino dell’Himalaya” che documenta la prima ascensione svizzera di uno degli “ottomila” della terra, il Gasherbrum II, nel Karakorum in Pakistan, realizzata nel 1981 da Romolo Nottaris e Tiziano Zünd.

Si tratta di una delle imprese più rilevanti nella storia dell’alpinismo svizzero, di cui oggi ricorre il quarantesimo anniversario. Il 3 agosto del 1981, infatti, i due alpinisti ticinesi, armati di tanto coraggio, furono i primi svizzeri a conquistare la vetta (8'035 m) in stile puramente alpino, cioè arrampicandosi sulla montagna senza bombole di ossigeno, senza corde fisse e naturalmente senza sherpa. In particolare, partendo dal campo base, Romolo e Tiziano con in spalla 15 chilogrammi ciascuno, affrontarono la neve fresca che ricopriva interamente il cammino e dovettero scavare dei solchi per poter procedere. In sei giorni, senza l’ausilio né di respiratori artificiali, né di portatori di alta quota, né di campi intermedi precedentemente equipaggiati e tantomeno di corde fisse, raggiunsero la vetta, portando a casa un primato mondiale.

Questa impresa alpinistica, non solo ticinese ma anche svizzera, insieme alla conquista del Pumori (7'161m) nel 1978 e ad altri tentativi dello stesso calibro, hanno dato il via all’alpinismo himalayano svizzero, segnando la storia dell’alpinismo d’alta quota in Himalaya del ventesimo secolo, in quanto rappresentano ancora oggi delle vere e proprie sfide per gli alpinisti più esperti di tutto il mondo.

Lo “stile alpino” si fonda sul concetto di essenzialità e rappresenta l’incontro più corretto tra uomo e montagna. Praticando lo stile alpino si riduce al minimo il materiale necessario per la scalata in vetta, guadagnando leggerezza e libertà. Nel suo significato più ampio, lo stile alpino è un modo naturale, puro, semplice di misurarsi con la montagna in funzione delle proprie possibilità e dei propri obiettivi. È la ricerca dell'armonia pura con la natura, insieme a un grande rispetto per l'ambiente.

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